lunedì 11 febbraio 2013

Grillo sbraita, ma aiuta solo Monti

di Magdi Cristiano Allam
11/02/2013 (da Il Giornale) -













Se nei confronti delle promesse elettorali di Monti, Bersani e Berlusconi prendo atto che si tratta di una strategia di commercializzazione del messaggio finalizzata sia alla monopolizzazione dello spazio mediatico, in particolare televisivo, sia a far passare in secondo piano i problemi reali dell'Italia che si sta trasformando da Stato ricco in popolazione povera, viceversa confesso che da italiano mi vergogno che il nostro Paese possa essere rappresentato da Beppe Grillo e mi amareggia, al di là della preoccupazione, che ci siano tanti (speriamo di no!) italiani che si affidano a un demagogo colmo di rabbia e odio che non fa altro che urlare, inveire, ingiuriare, minacciare e, sostanzialmente, prometterci che distruggerà l'insieme della cultura e della classe politica, economica e sociale, senza però offrire la costruzione di un'alternativa che corrisponda realisticamente a un nuovo modello di Stato, di sviluppo e di società.
Sin dalla scelta infelice ma emblematica del nome con cui è stata ribattezzata la sua campagna elettorale, Tsunami Tour, trattandosi di uno dei più micidiali disastri naturali (il maremoto dell'Oceano Indiano che nel dicembre del 2004 ha causato centinaia di migliaia di morti), Grillo conferma la sua vera natura di fenomeno essenzialmente distruttivo in un contesto dove la parte propositiva del suo programma è una serie di sparate mediatiche come, ad esempio, il referendum sull'euro, che è semplicemente anticostituzionale perché in Italia non è ammissibile il referendum né sulla materia finanziaria né su un trattato internazionale. A parte l'ipocrisia e l'inganno dei suoi elettori avendo Grillo chiarito che lui non è affatto contrario all'euro.
Dobbiamo prendere atto che Grillo è l'unico politico (?) che in questa campagna elettorale osa confrontarsi direttamente con gli italiani ed è un dato di fatto che i suoi comizi sono generalmente un successo sul piano dell'affluenza del pubblico. E' indubbio che Grillo incarna il più colossale ed efficiente “sfogatoio” della protesta degli italiani che, oltretutto, svolge un'importante funzione sul piano della sicurezza del fronte interno che lui stesso ha più volte evocato chiarendo che, qualora non dovessero consentirgli di entrare in parlamento democraticamente, il rischio è che il suo spazio verrebbe colmato da forze estremiste di destra e di sinistra che potrebbero ricorrere alla violenza. Indubbiamente chi è preposto a salvaguardare la sicurezza e la stabilità del fronte interno, in una fase cruciale in cui muore un'impresa ogni minuto e mezzo e il 41% degli italiani non arriva a fine mese, vede di buon grado la capacità di Grillo di assorbire e sublimare la protesta, soprattutto dei giovani che al 40% sono o disoccupati o inoccupati, immedesimandosi e ritenendosi appagati dalla condivisione della promessa di far fuori tutti i politici e le istituzioni ladrone, corrotte e vessatorie nei confronti dei cittadini.
Recentemente due imprenditori, incontrati in luoghi e tempi diversi, mi hanno confessato che voteranno entrambi Grillo e uno di loro ha così argomentato la sua scelta: “Voglio che Grillo vada in Parlamento e li elimini tutti! Non ne possiamo più! Bisogna cacciarli tutti!”. Il voto a Grillo si configura come una sorta di mandato a uccidere l'avversario, così come un capomafia affiderebbe a un sicario l'eliminazione del boss rivale. Gli imprenditori sono indubbiamente coloro che stanno pagando il prezzo più alto della crisi strutturale della finanza globalizzata intossicata dalla proliferazione dei derivati e dalla strategia politica di dare un potere egemonico alle banche, che hanno cessato di erogare credito, finendo per uccidere l'economia reale e condannare a morte le imprese paradossalmente perché creditrici. E' evidente che gli imprenditori che investono su Grillo sono disperati e si aggrappano a una zattera in un mare in tempesta consapevoli che comunque non si tratta di una scelta che possa sfociare nella loro salvezza. La riprova è nell'esito dell'incontro svoltosi sabato scorso a Treviso con un centinaio di imprenditori trevigiani: “Chissà cosa mi aspettavo. Non è successo niente!”, ha commentando Grillo, aggiungendo: “Pensate, mi chiedono tutti, se vai al governo cosa farai per noi? Devi dirmi invece tu cosa intendi fare per la tua categoria. Tu industriale ti devi fare eleggere e poi vai in Parlamento e vediamo se sei capace di governare come noi (…) Bisogna sedersi assieme e avere un'idea, un'idea del mondo, non della politica”. Quale idea? Grillo non lo dice, semplicemente perché non ha nessuna idea su come costruire un nuovo modello di sviluppo al di là degli slogan sulla “economia verde”.
La verità è che Grillo non è un politico ma un comico; non è disinteressato ma uno straordinario imprenditore che ha accumulato una fortuna valorizzando commercialmente la propria immagine; non è genuino ma strumento di una strategia che, indebolendo la sinistra e ergendolo a spauracchio dell'insieme del sistema politico da contrastare costi quel che costi, favorirà la riedizione del governo Monti sostenuto dal Pd, dall'Udc e dal Pdl così come è stato per 13 mesi. Se ora Grillo si presenta come “uno contro tutti”, nel dopo-voto assisteremo al “tutti contro uno”. Vincerà sempre lui e noi tutti ne usciremo perdenti! Altro che salvatore della Patria!

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