mercoledì 6 marzo 2013

Magdi Cristiano Allam: “Imprenditori balneari passate all'attacco per costringere il governo a escludervi dalla Direttiva Bolkenstein!”

di Magdi Cristiano Allam
06/03/2013  16:28:46
 
Carrara (5/3/2013) – Magdi Cristiano Allam, europarlamentare e presidente del Movimento politico Io amo l'Italia, ha esortato gli imprenditori balneari a passare all'attacco per costringere il governo italiano a escluderli dalla Direttiva Bolkenstein al fine di salvarli dalla condanna a morte tramite la messa all'asta rinviata al 2020. La soluzione pratica è la sdemanializzazione degli stabilimenti balneari perché di fatto sono del tutto urbanizzati grazie all'allaccio di tutte le utenze e al pagamento di tutti i tributi compresa l'Imu, riconoscendo la proprietà degli imprenditori del terreno su cui sorgono gli stabilimenti anche a fronte del pagamento di un diritto di superficie allo Stato. Considerando che gli stabilimenti occupano complessivamente solo 1.000 degli 8.000 km. di costa, calcolando una media di 300 metri di profondità per stabilimento, stimando un valore di 50 euro a metro quadro, lo Stato andrebbe a incassare circa 1,5 miliardi di euro. Ma soprattutto preverrebbe che vadano a finire in mezzo alla strada circa 30.000 imprenditori e circa 300 mila lavoratori stagionali, così come assicurerebbe la continuità di un volume d'affari di circa 225 miliardi di euro all'anno (calcolando anche l'indotto), pari al 15% del Pil nazionale.
Allam è stato ospite del Convegno dal titolo “Arriva l’Onda D’Urto dei Balneari”, organizzato da Itb (Associazione Imprenditori Turistico-Balneari), Mondo Balneare, Afib, Donnedamare, Comitato Salvataggio Imprese , Fiera Balnearia. Nel suo intervento ha esortato gli imprenditori balneari a passare all'offensiva con una proposta forte e vincolante: “Perché siete sulla difensiva? Non siete voi che dovete dimostrare di essere delle persone perbene, ma piuttosto i politici che hanno finora dimostrato di non amare l'Italia rendendosi complici di quest'Europa che vi ha condannato a morte”, ha detto Allam, “Come è possibile che quelli che sono intervenuti a nome dei Comuni, delle Province, delle Regioni, della Destra e della Sinistra, dicono tutti di essere dalla vostra parte, quando l'unica certezza che avete è che vi ritrovate davanti al plotone d'esecuzione il 31 dicembre 2020?”.
“Lo Stato siamo noi! L'Italia è degli italiani!”, ha sostenuto Allam, “Come è possibile che per ridurre il debito pubblico lo Stato si dice pronto a svendere il patrimonio immobiliare pubblico a arabi, cinesi e russi, mentre non è disponibile a vendere a voi, onesti cittadini e padri di famiglia italiani il terreno che da generazioni vi consente di vivere e dà lavoro a 300 mila persone? Come è possibile che lo Stato trova subito i soldi se si tratta di salvare il Monte dei Paschi di Siena, che la magistratura ha bollato come un'associazione a delinquere, o di aiutare la Fiat mettendo in cassa integrazione gli operai dello stabilimento di Melfi per due anni, nonostante che Marchionne abbia chiarito che non è più conveniente produrre automobili in Italia, mentre lo Stato non trova i soldi se si tratta di salvare circa mille imprese che ogni giorno muoiono, paradossalmente costrette a morire perché creditrici laddove il principale debitore insolvente è lo Stato che deve 100 miliardi di euro alle imprese?”
Infine Allam ha lanciato un appello alla salvaguardia della nostra dignità di italiani: “L'Italia è la nostra Casa comune! Noi italiani siamo padroni a casa nostra! Non dobbiamo permettere a dei burocrati arroganti e ostili di Bruxelles, che non sono stati eletti da nessuno e che non rispondono del loro operato a nessuno, di condannarci a morte qui a casa nostra! E' arrivato il momento di dire basta all'euro che ha danneggiato all'Italia e impoverito gli italiani! Basta a quest'Unione Europea di banchieri e burocrati che ci umiliano e che stanno uccidendo la nostra civiltà che mette al centro la persona e i valori!”.
Al convegno sono intervenuti anche l'europarlamentare della Lega Nord Claudio Morganti, la senatrice del Pd Manuela Granaiola, la deputatata del Pdl Debora Bergamini, l'onorevole Pd e assessore alla Cultura, Turismo e Commercio della Regione Toscana Cristina Scaletti, la direttrice Museo del Mare di Genova Maria Paola Profumo, il delegato nazionale Anci al Demanio Marittimo Luciano Monticelli, il rappresentante Upi per il Demanio Angelo Vaccarezza, la rappresentante di Empatia Donne Barbara La Rosa,  la rappresentante di Donnedamare Bettina Bolla.

martedì 5 marzo 2013

Grillo e Casaleggio promotori della dittatura informatica

di Magdi Cristiano Allam
04/03/2013  08:19:20
 
(da Il Giornale) -  Così come il comunismo ideologico faceva paura non perché giustamente difendeva i diritti dei lavoratori ma perché predicava l'eliminazione dei datori di lavoro prospettando la dittatura del proletariato e la morte del capitalismo, il mondo contemporaneo deve fronteggiare due nuove minacce che attentano alla nostra civiltà: la dittatura finanziaria e la dittatura informatica che, in Italia, s'incarnano rispettivamente in Mario Monti e in Beppe Grillo (quale espressione mediatica e politica del pensiero di Gianroberto Casaleggio, co-fondatore del Movimento 5 Stelle).
La presenza di Monti ai vertici di Goldman Sachs, Moody's, Gruppo Bilderberg, Commissione Trilaterale e Centro studi Bruegel attestano senza ombra di dubbio la sua identità di uomo dei poteri finanziari forti e, specificatamente, di coloro che hanno prima creato il cancro dei titoli tossici che ammontano a 12 volte il Pil mondiale, poi sono impegnati controllando i governi e le banche nel loro riciclaggio a discapito dell'economia reale. Monti non ci preoccupa tanto perché nonostante la più alta imposizione fiscale al mondo abbia fatto salire il debito pubblico e fatto calare il Pil, ma è da contrastare perché sta condannando a morte 1 impresa ogni 1,5 minuti non restituendo 100 miliardi di credito e sta riducendo sempre più gli italiani in povertà negando soprattutto ai giovani qualsiasi certezza nel presente e speranza nel futuro. Ciò non accade perché Monti è un incompetente ma perché sta attuando rigorosamente la missione di salvare le banche e di riciclare i titoli tossici, prospettando una dittatura finanziaria in cui la persona viene ridotta a semplice strumento di produzione e consumo della materialità, costretto a prostrarsi al dio denaro.
Quanto a Grillo è sicuramente preoccupante il fatto che sia diventato lo sfogatoio nazionale della rabbia e della frustrazione incontenibile degli italiani, specie dei giovani, facendo leva sulla promessa di distruggere tutti e tutto, ma è da contrastare senza indugi per la prospettiva di imporci una dittatura informatica in cui la persona è ridotta a un oggetto digitalizzato, controllato e condizionato dal nuovo dio Internet. Sin dal 28 maggio 2005, tre giorni dopo l'inaugurazione del suo blog, Grillo si definì “un partigiano della Terza guerra mondiale, quella dell'informazione”. Il 12 ottobre 2005 in un post parlò di “democrazia diretta” garantita dalla Rete, dove la “cittadinanza digitale” sarà “il primo diritto di ogni persona”.
Ma è in un video dal titolo “Casaleggio e il suo nuovo Ordine Mondiale Gaia”  (http://www.youtube.com/watch?v=JodFiwBlsYs) che viene spiegata la dittatura informatica. Il video, in inglese e didascalie in italiano, inizia così: “Gaia, un ordine mondiale è nato oggi. Il 14 agosto 2054, conflitti razziali, conflitti ideologici, conflitti religiosi, conflitti territoriali, appartengono al passato. Ogni uomo è un cittadino del mondo soggetto alle stesse leggi. Internet è stato il veicolo del cambiamento attraverso le comunicazioni, la conoscenza e l’organizzazione a livello planetario”. Queste le tappe: “2018 il mondo è diviso in 2 aree maggiori: l’Ovest con la democrazia diretta e libero accesso ad Internet; Cina, Russia e Medio Oriente con una dittatura Orwelliana e l’accesso ad Internet sotto controllo. 2020: inizio della Terza guerra mondiale che durerà 20 anni. Riduzione della popolazione mondiale ad 1 miliardo di persone. 2040: l'Occidente vince; la democrazia della Rete trionfa. 2047: ognuno ha la sua identità in un network sociale e mondiale creato da Google di nome Earthlink; per essere tu devi essere in Earthlink o non avrai identità, non è più richiesto un passaporto. 2050: Brain Trust, un'intelligenza sociale collettiva permette alle persone di risolvere problemi complicati all’ordine del giorno condividendo ogni tipo di informazioni e dati on line. 2054: prima elezione mondiale in Rete per un governo mondiale chiamato Gaia che verrà eletto. Le organizzazioni segrete vengono proibite. Ogni uomo può diventare presidente e controllare le azioni del governo attraverso la rete. In Gaia partiti politici, ideologie, religioni, spariscono. L’uomo è il solo proprietario del suo destino. La conoscenza collettiva è la nuova politica”.
Ebbene così come abbiamo condannato il comunismo, oggi condanniamo sia la dittatura finanziaria sia la dittatura informatica perché in tutti i casi relativizzano e schiavizzano la persona. Noi vogliamo e dobbiamo salvaguardare la centralità della persona come depositaria di valori non negoziabili alla vita, alla dignità e alla libertà, mai strumento e mai subordinato allo Stato, al denaro, a Internet. Non ci stupisce che sia l'ex-comunista Bersani, sia Monti sia Grillo, proprio partendo da una visione relativista della persona, condividano sostanzialmente una concezione centralistica del potere, convergendo nella difesa di quest'Unione Europea assoggettata a banchieri e burocrati, sintesi perfetta della dittatura politica, finanziaria e informatica.
twitter@magdicristiano

domenica 3 marzo 2013

La Madre delle menzogne di Grillo: vuole un referendum online sull'euro ma difende assolutamente l'euro

di Stefano Di Francesco
03/03/2013 18:36:49
 
Più passa il tempo e maggiore è il numero di coloro che dopo aver votato il Movimento Cinque Stelle si stanno chiedendo se han fatto bene o meno ad appoggiare il progetto di moralizzazione del Paese proposto da Grillo. La risposta non è, come al solito, semplice soprattutto perché il M5S ha sempre ed accuratamente evitato il confronto sui temi caldi della campagna elettorale ovvero sul debito, le tasse,la crescita economica, l’Europa e l’Euro.
Se questa  è stata, come io credo, un strategia , si deve ammettere che ha ben pagato.
Orde di votanti imbufaliti verso il sistema corrotto, i politici ladri, le clientele, gli evasori lo hanno premiato con un risultato elettorale che è andato ben oltre le loro stesse aspettative.
Ma qual è il Grillo-pensiero sull’Europa, l’Euro,la crescita, il debito pubblico?
In una intervista concessa al giornale tedesco “Bild am Sonntag” il comico, leader del Movimento, si esprime così sull’Europa:
Sono un convinto europeo, per questo sono per una votazione online sull'euro, voglio un'Europa unita che sia moderna, parli una lingua comune e non 11 diverse come nel parlamento europeo. ”
Sulla moralizzazione della classe politica afferma: “..voglio portare gli onesti ai vertici del Paese. Com'è in Europa, ma non in Italia!”.
Sull’Euro dice: “Uscire dall’euro vuol dire impoverire la nazione di almeno il 30 per cento, da un giorno all’altro. L’Economist ha smesso di pubblicare i dati sull’Argentina. Si sono accorti che sono taroccati. L’inflazione è molto più alta di quello che dicono, l’attivo della bilancia dei pagamenti è inesistente se non negativo. Svalutare non è una cosa semplice”.
Sul debito pubblico poi e la situazione economica si esprime così: “l'Italia è persa da tempo. In un anno non avremo più soldi per pagare le pensioni e gli stipendi dei dipendenti pubblici. Non c'è più molto da salvare..anche per colpa di Monti che non ha fatto vere politiche di risparmio. Invece di togliere ai privilegiati, per primi ai politici, si è servito coi risparmi delle famiglie, che ora non sanno più come andare avanti senza soldi”. Ed aggiunge: “Se fossi premier farei ricomprare all'Italia i suoi titoli di Stato da Paesi come Francia e Germania e contratterei nuovamente il tasso d'interesse”.
Grillo si dimostra un catastrofista senza pari, ben peggiore del peggior Monti ed alle sue esternazioni andrebbe rivolto un sincero V-Grillo come nel suo stile. Quello che dice sul debito, sul referendum impossibile sull’Euro, sul ritorno alla Lira, sono le solite menzogne che oramai da troppo tempo tanti politici ed economisti vanno raccontando. Poveri noi!
Non ha molta importanza a questo punto capire se Grillo parla in questi termini catastrofisti per ignoranza o malafede, perché quel che ne consegue sarà comunque una forte perdita di fiducia nel nostro Paese e nella sua economia.
Non credo che quanti abbiano concesso credito a Grillo abbiano riflettuto sui reali contenuti della proposta grillina sbagliata nei contenuti ed evanescente nella sostanza.
A parte le bugie sul programma economico che diceva redatto in compagnia del Premio Nobel Stigliz, ciò che maggiormente colpisce è la visione di fondo del sistema economico che emerge dalla lettura del documento stesso.
Nella stesura di tale programma è preminente la figura di Mauro Gallegati, un economista che insegna presso l’Universtà Politecnica delle Marche . La visione della società di Gallegati è quella di un sistema che deve completamente ripensare il proprio modello di crescita, dare priorità ai giovani e sostenerli con un reddito di cittadinanza, rimanendo però nell’euro e dichiarando un default parziale sul debito pubblico oramai schiacciante.
E’ un economista ortodosso, tradizionale che non capisce come però realmente funziona l’economia, la moneta ed il debito;  se non si vuole uscire dall’euro ed al contempo si denuncia con forza (e non senza una qualche ragione) che il rischio, in questa Eurozona, è di trasformare interi popoli in servi della gleba che vivono in condizioni di schiavitù per ripagare il debito, che ci resta, per spezzare queste catene? Un bel default del debito pubblico. Ma qualcuno ne ha valutato appieno le conseguenze? E senza una banca centrale che “stampa moneta”, restando nell’Euro, come si gestisce un evento del genere? Qualcuno ci ha davvero pensato, al M5S? Chi  ha votato per Grillo conosceva queste proposte?
Su altri punti invece, il pensiero e la visione del Prof. Gallegati sono assolutamente condivisibili come quando parla ad esempio del reddito di cittadinanza e degli ammortizzatori sociali, che dovrebbero tendere a salvaguardare le “persone” e non i posti di lavoro ed anche laddove si auspica un nuovo indicatore per la valutazione della crescita qualitativa del benessere sociale in sostituzione del PIL.
In conclusione, l’idea che ho maturato sul programma economico del M5S è piuttosto negativa perché, fatte salve alcune specifiche tematiche, si ispira a logiche ortodosse che dimostrano di non comprendere come funzioni il sistema economico attuale. Sulla base di ciò anche le proposte per tornare a crescere, ridare slancio all’economia sono prive di senso logico. Avrei voluto leggere di proposte e soluzioni per salvare centinaia di migliaia di aziende medio-piccole che soffocano per l’esasperata imposizione fiscale, per i ritardi nel pagamento dei crediti vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione, dell’abbassamento delle imposte e del cuneo fiscale a vantaggio dei lavoratori.
Invece si tratta di semplici slogan buoni forse per la campagna elettorale, ma poveri di pragmatismo.
A mio avviso sarebbe necessaria una politica economica  che guardasse la realtà per ciò che è, contro  un Euro che strangola il sistema produttivo e  l’austerità che porta a depressione certa e povertà.
L’ultima annotazione è rivolta al pensiero che Gallegati ha nei confronti dei nuovi parlamentari eletti in merito alle loro scarse competenze economiche (devo dire che il dubbio non padroneggiassero la materia economico-finanziaria ci era già venuto!): “Con alcuni colleghi della Columbia e della Cattolica stiamo preparando dei seminari per i parlamentari del Movimento. Stiamo facendo un salto nel buio, ma non abbiamo alternative”.
Purtroppo è vero: con il Movimento Cinque Stelle non sono solo i candidati a fare un salto nel buio ma è l’Italia tutta a rischiare una deriva socio-economica senza precedenti. Probabilmente tra un anno al massimo andremo di nuovo al voto ma di sicuro, ci siamo auto imposti altri 12 mesi di sofferenza.

Risponde Magdi Cristiano Allam:
Carissimo Stefano questa tua riflessione è particolarmente significativa perché mette a nudo il fatto che Grillo è parte integrante di un sistema finanziario che è incentrato nell'Eurocrazia e che si traduce nel caso specifico di Grillo in una dittatura informatica complementare alla dittatura finanziaria di Mario Monti. Io amo l'Italia denuncia la loro connivenza e si batte in prima linea per salvaguardare la centralità della persona come depositario di valori non negoziabili alla vita, alla dignità e alla libertà, mai relativizzabile e ridotto a strumento della moneta o di Internert. Andiamo avanti insieme con la schiena dritta! Ce la faremo!

sabato 2 marzo 2013

Le bugie del programma economico del M5S: i tagli complessivi sarebbero di 17-20 miliardi, solo il 2,5% della spesa pubblica!

di Stefano Di Francesco
01/03/2013  09:08:43 
Che forza questo Grillo!! Uno “tsunami” di protesta che ha investito la classe  politica arroccata in difesa dei suoi privilegi, gettando fuori dall’agone politico personaggi che negli ultimi vent’anni hanno segnato le vicende del nostro Paese.
Nel nuovo Parlamento non ci saranno più Fini, Marini, Crosetto, Di Pietro con l’annesso flop di Rivoluzione Civile; ma quello che spicca, è l’enorme quantità di deputati e senatori che il Movimento 5 Stelle è riuscito a portare in Parlamento.
Avranno fatto bene milioni d’italiani a fidarsi degli slogan di Grillo o forse c’è qualcosa che avrebbe meritato più attenzione?
Siamo sicuri che Grillo non sia in fin dei conti un superbo venditore di fumo?
Tanto per cominciare, si potrebbe iniziare col dire che, a dispetto delle sue dichiarazioni alla CNBC della scorsa settimana  secondo cui “    "...“il nostro piano economico ... è preciso, fatto da migliaia di persone nel mondo, fatto da Stiglitz che è Premio Nobel per l'Economia, insieme a persone normali, professori di economia che sono in rete”, una secca smentita è giunta via mail dalla moglie del premio Nobel, la quale si esprime in questi termini che lasciano poco spazio al contraddittorio:
A lot of people attribute a lot of things to my husband but his writings speak for themselves and are available online as are his numerous talks. I doubt he if he has even mentioned the “Five Star movement” anywhere. Thanks, Anya”.
Tradotto vuol sostanzialmente dire che  “molte persone attribuiscono molte cose a mio marito... Penso che neanche abbia mai menzionato il Movimento 5 Stelle...".
Dunque ci risiamo: il programma economico di Grillo è come il Master di Giannino. Le bugie hanno le gambe corte!!
Ma andiamo avanti: sui temi economici il M5S è apparso evanescente ed inconsistente, tanto che Grillo non ha mai approfondito nello specifico soluzioni da apportare al sistema. Anzi, laddove si è dibattuto di economia con imprenditori, commercianti e professionisti, Casaleggio ha sempre affiancato Grillo, quasi temendo esternazioni non proprio in linea con le attese della platea.
Insomma, poche idee e molto confuse in economia e finanza. Casaleggio & Grillo hanno rinunciato a dibattere o farsi intervistare sull'economia (fino alla sparata di Grillo di tre giorni fa sul Premio Nobel Stiglitz che ha scritto il suo piano...). E proprio perché hanno  avuto la geniale idea  di non partecipare più a dibattiti sull'economia,  la gente, ha erroneamente  immaginato volessero realizzare cambiamenti radicali nella struttura economico-finanziaria del Paese.
Il messaggio che invece è stato veicolato nelle piazze gremite all’inverosimile e sulla rete, è stato che la colpa di tutto è dei politici ladri, della corruzione, dell’evasione fiscale, delle clientele, senza mai spiegare quali sono i reali motivi per cui oggi ci troviamo in una depressione che sta disintegrando un intero sistema industriale  ed il tessuto sociale ad esso collegato.
Che la politica abbia “rubato”, che costi troppo, che ci sia evasione, malcostume diffuso è cosa fin troppo evidente; ma non sono le cause del dissesto del sistema. L'arricchimento e l'etica dei politici italiani  ha poco a che fare con la nostra situazione economica; la  prova è che tanti paesi, dove i politici si arricchiscono molto più dei nostri, vanno bene economicamente (dalla Turchia, alla Polonia, al Brasile, al Messico, alla Corea, a Singapore, a Hong Kong, alla Malesia, alla Thailandia, a Taiwan, alla Cina, alla Russia all'India...).
Critiche al programma economico di Grillo provengono anche dalla stampa estera come l’Economist, secondo cui in buona sostanza gli italiani anche questa volta si sono fatti abbindolare da qualcuno che promette rimedi tanto miracolosi quanto inconsistenti:
 “Yet while his criticisms are often accurate, Mr Grillo’s remedies are either non-existent, simplistic or utopian....Mr Grillo’s apparent breakthrough... If it occurs, it will show that far too many Italians fail to understand the seriousness of their economic situation, let alone the complexity of the policies required to solve it. They will have allowed themselves once again to have been seduced by a purveyor of macroeconomic snake oil; someone who claims to be able to dispel their problems as if by magic. Italy has been here before, in 2001 when Mr Berlusconi promised them a "new economic miracle". In the 10 years that followed Italy’s economy either hardly grew, stagnated or shrank.”
“Gli italiani non capiscono la gravità e la complessità della situazione economica”, questo dice l’articolo dell’Economist ed io temo abbia ragione da vendere.
Analizzando ora nel dettaglio il programma del M5S, appare evidente che non potrà essere la soluzione ad alcun problema; da una prima attenta seppur preliminare verifica, risulta che  i tagli complessivi che si realizzerebbero seguendo il programma, sarebbero di appena 17-20 miliardi di euro!! Ovvero il 2,5% della spesa pubblica!!
Veramente poca cosa se si pensa che solo eliminando gli incentivi al “solare” si risparmierebbero circa 7 miliardi di euro di spesa (pari al 40% dei tagli previsti dal movimento grillino).
Nel dettaglio, ecco come e dove si produrrebbero i risparmi secondo i grillini:
- accorpamento dei comuni al di sotto i 5.000 abitanti; si può fare subito ma per risparmiare devi licenziare il personale ed è dai tempi di Mussolini che non si riesce a farlo in Italia;
- modernizzazione e informatizzazione della macchina dello Stato centrale con un taglio del 30% dei costi; i  risparmi  sono probabilmente minimi..... il 30% è un numero campato per aria se non hai fatto un studio specifico al riguardo;
- cessazione di ogni missione militare all'estero, da subito  qui si risparmiano da 1 a 1.5 mld;
- eliminazione Province;  si può fare subito ma per risparmiare devi licenziare il personale ed è dai tempi di Mussolini che non si riesce a farlo in Italia;
- stop alla costruzione di opere inutili come la Tav, la Gronda a Genova, la Pedemontana in Lombardia ; in questo caso i risparmi annuali sono di circa 2 miliardi;
- eliminazione contributi all'editoria da subito risparmiando 3-400 milioni di euro;
- eliminazione di ogni auto blu tranne per il presidente della Repubblica e del Consiglio, risparmiando circa 4 miliardi di euro ;
- eliminazione contributi elettorali ai partiti  con un risparmio di  1,5 miliardi;
- riduzione di almeno la metà delle consulenze esterne per lo Stato e per gli enti locali con un risparmio difficile da stimare, forse di 1 miliardo di euro;
- Recupero dei 98 miliardi di euro evasi dalle società di slot machines; in realtà è una storia fasulla: c'è una sentenza del 2004 riguarda al mancato collegamento con il terminale del ministero ... se fosse vero la guardia di finanza e Befera li avrebbero già recuperati;
- Taglio di 2/3 delle spese del Quirinale con riduzione di 300 milioni di euro;
- Adozione di software open source per la Pubblica Amministrazione ; anche questa è pura fantasia! pensare di mettere on line la PA con software come Linux rischiando che poi vada tutto in tilt, non è realistico;
- Adeguamento stipendi dei parlamentari alla media europea con un risparmio di 400 milioni;
- Rinuncia all'acquisto dei cacciabombardieri F35 ; anche questa è pura propaganda visto che si tratta di un  programma a cui partecipano tutti i paesi UE che dividono così i costi d’acquisto,  a meno che non si rinunci all'aviazione militare, decidendo di difendersi con frecce, fionde e balestre;
- Efficienza/risparmi acquisti per la Sanità dove i risparmi si avrebbero su alcuni sprechi in alcune regioni, ma è complicato da realizzare e comunque si tratterebbe  forse di  1 mld di euro;
- Taglio/vendita di due canali RAI nazionali con un risparmio di  1 mld,
- Taglio Expo 2015 ; ma perché ? l’Expo serve a spingere il commercio e l’economia;
- Dimezzamento stipendio e numero consiglieri regionali con riduzioni di circa 500 milioni;
- Taglio delle pensioni sopra i 5.000 euro lordi mensili .Secondo Grillo le pensioni d'oro sono 100.000 con un costo annuo di 13 miliardi, se venissero abbassate a 5.000 euro netti al mese, il risparmio annuale 7 miliardi di euro.
Alla luce di quanto sopra evidenziato si realizzerebbero dunque  tagli alla spesa  per  una cifra non superiore ai 20 miliardi di euro ( il 2% della spesa pubblica); insomma, la montagna ha partorito un topolino!!
Il voto al M5S è stato chiaramente un voto di protesta, indirizzato alla moralizzazione del sistema politico ed alla diminuzione dei privilegi della casta.
Ma non si può credere che con il solare, la banda larga, la green economy si possa uscire da questa depressione.
Ci attendono tempi durissimi.

Analisi delle Elezioni nazionali 2013 – Prima parte: le 6 ragioni dell'esito insoddisfacente del voto di Io amo l'Italia




di Magdi Cristiano Allam
02/03/2013
10:01:09
 
 
Mi sono concesso qualche giorno dopo le elezioni del 24 e 25 febbraio innanzitutto per recuperare le forze fisiche dormendo qualche ora in più, poi per riflettere sulle ragioni che ci hanno portato a conseguire un risultato che, in termini assoluti e percentuali, è oggettivamente insoddisfacente.
Abbiamo ottenuto, a livello nazionale, 42.529 voti alla Camera pari allo 0,12% e 40.811 voti al Senato pari allo 0, 13%. Siamo quindi decisamente lontani dal 4% a livello nazionale, la soglia di sbarramento da superare per poter accedere alla Camera, e dall'8% a livello regionale, la soglia di sbarramento da superare per poter accedere al Senato.
Dobbiamo subito contestualizzare il risultato chiarendo che abbiamo presentato le liste di Io amo l'Italia solo in 11 su 26 Circoscrizioni nazionali per la Camera dei Deputati (42,3%) e solo in 8 su 20 Regioni per il Senato (40%), in aggiunta alla nostra assenza nelle Circoscrizioni Estere. Al riguardo ha ragione il nostro Coordinatore elettorale nella Regione Marche, Raffaele Tassotti, quando commenta: “Abbiamo fatto la maratona con una gamba sola!”.
Per la precisione siamo stati totalmente assenti nelle seguenti Regioni: Piemonte, Sicilia, Sardegna, Liguria, Trentino – Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Molise, Abruzzo, Valle D'Aosta. Siamo stati assenti nelle seguenti Circoscrizioni per la Camera: Lombardia 3, Veneto 2, Lazio 1, Lazio 2. Siamo stati assenti nelle seguenti Regioni per il Senato: Toscana, Puglia.
Queste assenze, pari al 57,7% delle Circoscrizioni per la Camera e al 60% delle Regioni per il Senato, pregiudicano in partenza il risultato. Sappiamo tutti che siamo stati assenti perché non siamo riusciti ovunque a formare le liste e a produrre la documentazione necessaria in meno di due mesi (da fine novembre al 20 gennaio, intervallati dalle festività del Santo Natale, di Capodanno e dell'Epifania). Gran parte delle liste sono state formate con persone conosciute per la prima volta in pochissimo tempo o mai incontrate se non dopo la presentazione delle liste, scoprendo purtroppo a cose fatte che solo una minoranza dei candidati è stata effettivamente partecipe alle Elezioni e una percentuale ancora inferiore si è rivelata del tutto affidabile.
Ed è questa minoranza di candidati che si è assunta l'onere di raccogliere le firme, di farle autenticare e richiedere i certificati d'iscrizione all'anagrafe elettorale dei firmatari, infine di depositare l'insieme della documentazione presso gli uffici preposti.
Questo è accaduto perché evidentemente Io amo l'Italia non ha né un adeguato radicamento territoriale in termini di aderenti e simpatizzanti né proprie sedi distribuite sull'insieme del territorio nazionale. Tutto ciò che è stato fatto per poterci presentare nelle 11 Circoscrizioni per la Camera e in 8 Regioni per il Senato, è opera di pochi volontari che si sono prodigati in modo ammirevole.
La seconda ragione che ha influito negativamente sul risultato elettorale è stato l'oscuramento mediatico per tutta la prima parte del mese elettorale (dal 21 gennaio al 22 febbraio) e, successivamente, la discriminazione attuata principalmente dalle televisioni a diffusione nazionali. Prendiamo atto che l'insieme dei mezzi di comunicazione di massa ha partecipato a un lavaggio di cervello inculcando negli italiani il convincimento che i candidati alla guida del Governo credibili che meritavano di essere votati erano solo 6: Monti, Berlusconi, Bersani, Grillo, Ingroia e Giannino. Solo questi 6 personaggi hanno avuto l'onore di essere regolarmente e in modo assillante presenti nei telegiornali e nelle trasmissioni popolari nelle fasce di maggior ascolto, mentre tutti gli altri, compreso il sottoscritto, hanno potuto accedere solo ai programmi di approfondimento o a fugacissime apparizioni nei telegiornali (per non oltre 30 secondi) nelle fasce orarie di minor ascolto. Basti considerare che per tutta la campagna elettorale non ho mai avuto l'opportunità di confrontarmi con nessuno dei 6 super-candidati nonostante che fossi un loro concorrente. Il risultato è che purtroppo gran parte degli italiani continua a ignorare persino che Io amo l'Italia esista! Soltanto ieri un amico di Vicenza mi ha raccontato che nella mattinata al bar un gruppo di persone gli ha chiesto spiegazione sul simbolo di Io amo l'Italia dopo averlo visto sulla spilletta affissa al petto. Alla fine in 7 gli hanno risposto: se avessimo saputo della partecipazione di Io amo l'Italia alle Elezioni, vi avremmo votato!
La terza ragione dell'esito insoddisfacente del voto è l'esiguità delle risorse finanziarie a disposizione. Abbiamo fatto una campagna elettorale con poche migliaia di euro, frutto di libere donazioni. Tutti i partiti già presenti in Parlamento hanno investito milioni di euro che ottengono sotto forma di rimborso elettorale, di trattenute dai super-stipendi dei parlamentari e dei rappresentanti in seno alle istituzioni politiche e della Pubblica amministrazione, di fondi stornati dagli enti pubblici la cui gestione è appannaggio dei partiti o versati da enti privati in cambio di favori, di erogazioni da parte di fondazioni bancarie per attività di varia natura svolta dai partiti. Ebbene se consideriamo che, ad esempio alla Camera, il Mir di Samorì che ha investito forse una decina di milioni di euro ha ottenuto lo 0,24 e Intesa Popolare che ha investito almeno 1,5 milioni di euro ha ottenuto 0,07, noi non dovremmo lamentarci. Anche se non è affatto una ragione per consolarci. Piuttosto è un dato che attesta che i soldi sono necessari ma non sono ciò che assicura il successo elettorale.
La quarta ragione che ha nuociuto al risultato elettorale è stata la difficoltà a comunicare in modo corretto, semplice ed efficace i contenuti del programma politico, sia perché producono un trauma in chi ci ascolta dato che stravolgono la realtà esistente, come ad esempio è la rivendicazione di uscire dall'euro e riscattare la nostra sovranità monetaria, sia perché fuoriuscendo dal seminato si collocano nell'ambito delle soluzioni innovative che devono ancora essere sperimentate lasciando di conseguenza un dubbio sulla loro validità.
La quinta ragione che ha prodotto un livello significativo di isolamento del nostro Movimento è stata la tesi del cosiddetto “voto utile”, che ha sollecitato gli italiani a sostenere solo i due principali contenitori del centro-destra e del centro-sinistra per non favorire il reciproco avversario politico. Per quanto il “voto utile” si connota come un voto “contro” l'avversario e a favore del proprio candidato come il “male minore”, una scelta che implicitamente rigetta il voto di preferenza o di coscienza, esso è stato fatto proprio anche da ambienti cattolici addirittura ferventissimi che, ad esempio, condannano nella sfera religiosa personaggi come Carlo Maria Martini perché relativisti, ma in campagna elettorale hanno sostenuto a viva voce la necessità di dare il voto a Berlusconi e si sono fatti promotori di una campagna propagandistica contro il voto a Io amo l'Italia e a Magdi Cristiano Allam perché sarebbe stato un “voto perso”.
La sesta ragione che ci ha danneggiato è la scelta della Chiesa, per la precisione lo Stato del Vaticano, la Conferenza Episcopale Italiana e un insieme di enti come la Comunità di S. Egidio, la Caritas, le Acli, la Cisl e una fazione di Comunione e Liberazione, unitamente agli organi ufficiali come l'Osservatore Romano e soprattutto l'Avvenire, che si sono pubblicamente e direttamente schierati con dei loro esponenti in seno al governo di Mario Monti, per presumibili interessi di natura finanziaria o comunque di spartizione del potere. Questa scelta ha quantomeno disorientato una parte della Chiesa e l'insieme dei fedeli che avrebbero voluto schierarsi in modo deciso e convinto al fianco di chi, come Io amo l'Italia, afferma a viva voce il primato dei valori non negoziabili.
 (I – Prosegue)

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giovedì 21 febbraio 2013

Italiani ribellatevi: basta con il ricatto del “voto utile”! Votate liberamente secondo coscienza per diventare protagonisti del cambiamento!

di Magdi Cristiano Allam
21/02/2013 16:11:47
 
 
A 48 ore dalla fine della campagna elettorale lancio un appello a tutti gli italiani onesti: ribellatevi al ricatto del cosiddetto “voto utile”! Votate liberamente secondo coscienza!
Monti, Berlusconi, Bersani, Casini hanno governato insieme per 13 mesi e ora fanno finta di litigare per carpire il voto degli italiani investendo nella nostra smemoratezza e trattandoci come esseri incapaci di intendere e di volere. Berlusconi chiede di non votare le formazioni “minori” del centro-destra esterne alla suo listone, perché non favorire il successo di Bersani che, dal canto suo, fa la stessa cosa prendendo di mira Ingroia il cui voto agevolerebbe il successo di Berlusconi. Il voto utile è palesemente un voto “contro” qualcuno ed è al tempo stesso un voto al “male minore” per arginare l'avverarsi del “male maggiore”.
Se Berlusconi, Bersani, Monti e Casini ci avessero regalato un'Italia da favola e se gli italiani fossero una popolazione felice e prospera, non avremmo argomenti per obiettare la richiesta del voto utile. Ma la verità è che ci hanno fatto sprofondare nell'abisso, muore un'impresa ogni minuto e mezzo e il 41% degli italiani non arriva a fine mese. Ci sono 290 mila adulti “esodati” che non hanno né lo stipendio né la pensione, uno su tre tra coloro che fanno la fila alle mense dei poveri è italiano, e proprio stamane, un ex prefetto della Polizia a riposo mi ha confessato il disagio dello spettacolo mattutino di persone del ceto medio, tutt'altro che poveri e vestiti anche elegantemente, che vanno a rovistare nei cassonetti della spazzatura in cerca di cibo e oggetti riciclabili.
E' forse un caso che proprio oggi Monti, Berlusconi e Bersani all'unisono denunciano Beppe Grillo come una minaccia alla nostra democrazia? Possibile che se ne siano accorti soltanto ora? O non è forse il preludio alla ricomposizione del governo di “unione nazionale” questa volta non per contrastare lo spauracchio dello spread, di cui gli italiani ignoravano l'esistenza, ma per contenere l'ondata di Grillo dopo aver sapientemente trasformato nel più efficiente sfogatoio della rabbia e della frustrazione degli italiani ridotti sempre più alla fame e privati persino della speranza in un futuro migliore?
Hanno governato insieme per 13 mesi e tutto lascia presagire che torneranno a governare insieme dopo il voto. Ma hanno la sfrontatezza di volerci far credere che sono in contrasto e addirittura di promuovere modelli politici se non esistenziali distinti, quando in realtà dalla Lega Nord a Grillo sono tutti accomunati da una concezione materialista e relativista dello Stato, dello Sviluppo e della Società.
Io amo l'Italia è l'unico soggetto politico che si presenta alle Elezioni del 24 e 25 febbraio con una proposta valoriale e identitaria che mettendo al centro la persona come depositario di un valore intrinseco e i valori non negoziabili, promuove esplicitamente l'uscita dall'euro e il riscatto della nostra sovranità monetaria, così come l'uscita da questa Unione Europea dei banchieri e dei burocrati e la salvaguardia dei valori non negoziabili della sacralità della vita dal concepimento alla morte naturale, della centralità della famiglia naturale, della dignità della persona, della libertà religiosa e educativa.
A maggior ragione provo amarezza per quei cattolici che sono caduti nella trappola del “voto utile” e si fanno loro stessi promotori della diffusione del messaggio che non bisogna votare Io amo l'Italia e Magdi Cristiano Allam, arrivando a sostenere che anche questa volta, dopo vent'anni che sta al potere, bisogna rivotare Silvio Berlusconi perché è il “meno peggio”! Come riescono questi amici cattolicissimi, ferventissimi, tutti Chiesa e preghiera, tutti contro il Concilio Vaticano II e per i pellegrinaggi a Medjugorje, a promuovere pubblicamente il voto a Berlusconi e invitare apertamente a non dare il voto a Io amo l'Italia perché sarebbe un “voto sprecato”?
Sono francamente incredulo e preoccupato per la deriva mentale a cui si può approdare quando si abbandona il binomio fede e ragione per abbracciare la spregiudicatezza della politica appiattita sulla conquista del potere costi quel che costi.
Invito tutti gli italiani onesti a cambiare! E' ora di diventare Protagonisti della nostra scelta, votando secondo coscienza! Se tutti gli italiani onesti votassero secondo coscienza l'Italia cambierebbe, noi tutti ci affrancheremmo dalla schiavitù della Partitocrazia che ha affossato l'Italia e ci ha svenduto alla speculazione finanziaria che uccide l'economia reale, condanna a morte le imprese e riduce in povertà gli italiani. Il 24 e 25 febbraio votate fate votare Io amo l'Italia! Insieme ce la faremo!

martedì 12 febbraio 2013

Le dimissioni del Papa - Il giorno in cui mi battezzò e poi disse: "Abbiamo vinto"

di Magdi Cristiano Allam
12/02/2013 
 
Le dimissioni del Papa - Il giorno in cui mi battezzò e poi disse: (da Il Giornale)  - Ho mantenuto finora il riserbo sulla mia esperienza diretta con la realtà interna alla Chiesa, che mi ha fatto toccare con mano la gravità di un conflitto acceso tra il Papa e l'apparato che sovrintende alla gestione dello Stato del Vaticano, in considerazione della mia eterna gratitudine a Benedetto XVI per aver scelto di essere lui a darmi il battesimo, la cresima e l'eucaristia nella notte della Veglia Pasquale il 22 marzo 2008.
Ero ancora musulmano quando scaturì in me non solo una stima particolare ma un'attrazione irresistibile per il Papa quando, in occasione della Lectio Magistralis pronunciata nell'Università di Ratisbona il 12 settembre 2006, ebbe l'onestà intellettuale e il coraggio umano di dire la verità storica sull'espansionismo islamico compiutosi attraverso guerre, conversioni forzate e un fiume di sangue che sottomisero le sponde orientale e meridionale del Mediterraneo che erano al 95% cristiane. Non lo fece direttamente ma citando l'imperatore bizantino Manuele II Paleologo. Si tratta di una ovvietà storica attestata negli stessi libri di storia che si insegnano nelle scuole dei Paesi islamici. Eppure per averla detta il Papa, si ritrovò condannato, anche a morte, dai governi e dai terroristi islamici. Così come scoprì di avere contro l'insieme dell'Occidente sempre più scristianizzato e, soprattutto, dovette fronteggiare le critiche interne alla sua stessa Chiesa. Benedetto XVI fu di fatto costretto dai reggenti della diplomazia vaticana a giustificarsi per ben tre volte, ripetendo che non intendeva offendere i fedeli musulmani, rasentando ma mai cedendo alla pressione di trasformare la giustificazione in una pubblica scusa. Non bastò a placare né le ire degli islamici né la tendenza alla resa dei diplomatici vaticani. Fu così che il Papa fu costretto ad andare in Turchia e si ritrovò al fianco del Gran Mufti a pregare insieme rivolti alla Mecca nella Moschea Blu di Istanbul.
Quella di fatto segnò un successo della diplomazia vaticana costringendo il Papa ad arrendersi a quella che lui stesso definisce la “dittatura del relativismo”, considerata come il male profondo della nostra civiltà perché mettendo sullo stesso piano tutte le religioni e le culture, a prescindere dal loro contenuto, finisce per legittimare tutto e il contrario di tutto, il bene e il male, la verità e la menzogna, facendoci perdere la certezza della fede nel cristianesimo.
Mi ero immedesimato nel vissuto di Benedetto XVI e lo immaginai come un Papa isolato e assediato da un apparato clericale ostile all'interno del Vaticano. La sua straordinaria intelligenza, la sua immensa cultura e la sua ineguagliabile capacità di interpellare la nostra ragione e di accompagnarci per mano alla fede, dimostrandoci con umiltà come il cristianesimo sia la dimora naturale di fede e ragione, hanno per me rappresentato un faro che mi ha illuminato dentro fino a farmi scoprire il dono della fede in Cristo.
Fu così che quando grazie alla saggezza e alla fraterna disponibilità di monsignor Rino Fisichella, all'epoca Rettore dell'Università Lateranense, che mi accompagnò nel mio cammino spirituale per accedere ai sacramenti d'iniziazione alla fede cristiana, il Papa accettò di essere lui a darmi il battesimo, considerai che il Signore aveva scelto di unire la mia vita a quella del Santo Padre, indicandomelo come il più straordinario testimone di fede e ragione.
Ebbene quando alla fine della cerimonia religiosa nella sontuosità della Basilica di San Pietro, dopo tre infinite ore che ho percepito come il giorno più bello della mia vita, mi sono trovato al cospetto del Papa in compagnia del mio padrino Maurizio Lupi, lui si limitò ad un sorriso lieve ma di una serenità assoluta di chi è in pace con se stesso e con il Signore. Ma non appena ci spostammo sulla sinistra per salutare il suo assistente, monsignor Georg Gänswein, scoprimmo sulle sue labbra un sorriso intenso, due occhi radiosi e dalle sue labbra uscì un'esclamazione di giubilo: “Abbiamo vinto!”.
Abbiamo vinto! Se c'è qualcuno che vince, significa che c'è qualcuno che ha perso. Chi aveva perso lo capii appena varcato la porta della Basilica per andare ad abbracciare monsignor Fisichella. Apparve il cardinale Giovanni Battista Re, all'epoca Prefetto della Congregazione per i Vescovi, che rivolgendosi ad alta voce e con un fare vagamente minatorio a monsignor Fisichella, gli disse: “Se Bin Laden dovesse farsi vivo, sapremmo a chi indirizzarlo!”.
Successivamente da varie fonti ho avuto la certezza che fino all'ultimo istante l'apparato dello Stato del Vaticano esercitò forti pressioni su Benedetto XVI per dissuaderlo dall'essere lui a darmi il battesimo, per paura delle rappresaglie da parte degli estremisti e dei terroristi islamici, ma che il Papa non ebbe mai alcuna esitazione.
E' un fatto specifico e concreto che evidenzia come Benedetto XVI ha dovuto scontrarsi con poteri interni al Vaticano che, al fine di tutelarsi sul piano della sicurezza, sono arrivati a concepire che il Papa non dovesse adempiere a quella che è la sua missione, portare Cristo a chiunque liberamente lo scelga. Ed è un caso emblematico dello scontro tra la Chiesa universale che si sostanzia di spiritualità e un Vaticano terreno che si cala nella materialità al pari di qualsiasi altro Stato. Questo è il nodo da sciogliere ed è la sfida che, con le sue dimissioni, Benedetto XVI ci lascia. La Chiesa è ad un bivio: restare ancorata alla sua missione spirituale incarnandosi nei dogmi della fede e nei valori non negoziabili oppure cedere alla ragion di Stato per auto-perpetuarsi costi quel che costi? E' la pesante eredità che graverà sulle spalle del prossimo Papa.
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12/02/2013 08:07:46

lunedì 11 febbraio 2013

Grillo sbraita, ma aiuta solo Monti

di Magdi Cristiano Allam
11/02/2013 (da Il Giornale) -













Se nei confronti delle promesse elettorali di Monti, Bersani e Berlusconi prendo atto che si tratta di una strategia di commercializzazione del messaggio finalizzata sia alla monopolizzazione dello spazio mediatico, in particolare televisivo, sia a far passare in secondo piano i problemi reali dell'Italia che si sta trasformando da Stato ricco in popolazione povera, viceversa confesso che da italiano mi vergogno che il nostro Paese possa essere rappresentato da Beppe Grillo e mi amareggia, al di là della preoccupazione, che ci siano tanti (speriamo di no!) italiani che si affidano a un demagogo colmo di rabbia e odio che non fa altro che urlare, inveire, ingiuriare, minacciare e, sostanzialmente, prometterci che distruggerà l'insieme della cultura e della classe politica, economica e sociale, senza però offrire la costruzione di un'alternativa che corrisponda realisticamente a un nuovo modello di Stato, di sviluppo e di società.
Sin dalla scelta infelice ma emblematica del nome con cui è stata ribattezzata la sua campagna elettorale, Tsunami Tour, trattandosi di uno dei più micidiali disastri naturali (il maremoto dell'Oceano Indiano che nel dicembre del 2004 ha causato centinaia di migliaia di morti), Grillo conferma la sua vera natura di fenomeno essenzialmente distruttivo in un contesto dove la parte propositiva del suo programma è una serie di sparate mediatiche come, ad esempio, il referendum sull'euro, che è semplicemente anticostituzionale perché in Italia non è ammissibile il referendum né sulla materia finanziaria né su un trattato internazionale. A parte l'ipocrisia e l'inganno dei suoi elettori avendo Grillo chiarito che lui non è affatto contrario all'euro.
Dobbiamo prendere atto che Grillo è l'unico politico (?) che in questa campagna elettorale osa confrontarsi direttamente con gli italiani ed è un dato di fatto che i suoi comizi sono generalmente un successo sul piano dell'affluenza del pubblico. E' indubbio che Grillo incarna il più colossale ed efficiente “sfogatoio” della protesta degli italiani che, oltretutto, svolge un'importante funzione sul piano della sicurezza del fronte interno che lui stesso ha più volte evocato chiarendo che, qualora non dovessero consentirgli di entrare in parlamento democraticamente, il rischio è che il suo spazio verrebbe colmato da forze estremiste di destra e di sinistra che potrebbero ricorrere alla violenza. Indubbiamente chi è preposto a salvaguardare la sicurezza e la stabilità del fronte interno, in una fase cruciale in cui muore un'impresa ogni minuto e mezzo e il 41% degli italiani non arriva a fine mese, vede di buon grado la capacità di Grillo di assorbire e sublimare la protesta, soprattutto dei giovani che al 40% sono o disoccupati o inoccupati, immedesimandosi e ritenendosi appagati dalla condivisione della promessa di far fuori tutti i politici e le istituzioni ladrone, corrotte e vessatorie nei confronti dei cittadini.
Recentemente due imprenditori, incontrati in luoghi e tempi diversi, mi hanno confessato che voteranno entrambi Grillo e uno di loro ha così argomentato la sua scelta: “Voglio che Grillo vada in Parlamento e li elimini tutti! Non ne possiamo più! Bisogna cacciarli tutti!”. Il voto a Grillo si configura come una sorta di mandato a uccidere l'avversario, così come un capomafia affiderebbe a un sicario l'eliminazione del boss rivale. Gli imprenditori sono indubbiamente coloro che stanno pagando il prezzo più alto della crisi strutturale della finanza globalizzata intossicata dalla proliferazione dei derivati e dalla strategia politica di dare un potere egemonico alle banche, che hanno cessato di erogare credito, finendo per uccidere l'economia reale e condannare a morte le imprese paradossalmente perché creditrici. E' evidente che gli imprenditori che investono su Grillo sono disperati e si aggrappano a una zattera in un mare in tempesta consapevoli che comunque non si tratta di una scelta che possa sfociare nella loro salvezza. La riprova è nell'esito dell'incontro svoltosi sabato scorso a Treviso con un centinaio di imprenditori trevigiani: “Chissà cosa mi aspettavo. Non è successo niente!”, ha commentando Grillo, aggiungendo: “Pensate, mi chiedono tutti, se vai al governo cosa farai per noi? Devi dirmi invece tu cosa intendi fare per la tua categoria. Tu industriale ti devi fare eleggere e poi vai in Parlamento e vediamo se sei capace di governare come noi (…) Bisogna sedersi assieme e avere un'idea, un'idea del mondo, non della politica”. Quale idea? Grillo non lo dice, semplicemente perché non ha nessuna idea su come costruire un nuovo modello di sviluppo al di là degli slogan sulla “economia verde”.
La verità è che Grillo non è un politico ma un comico; non è disinteressato ma uno straordinario imprenditore che ha accumulato una fortuna valorizzando commercialmente la propria immagine; non è genuino ma strumento di una strategia che, indebolendo la sinistra e ergendolo a spauracchio dell'insieme del sistema politico da contrastare costi quel che costi, favorirà la riedizione del governo Monti sostenuto dal Pd, dall'Udc e dal Pdl così come è stato per 13 mesi. Se ora Grillo si presenta come “uno contro tutti”, nel dopo-voto assisteremo al “tutti contro uno”. Vincerà sempre lui e noi tutti ne usciremo perdenti! Altro che salvatore della Patria!

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mercoledì 6 febbraio 2013

Le nozze gay suicidio dell'Europa

di Magdi Cristiano Allam
 04/02/2013
 
 
(da Il Giornale) - La legalizzazione del matrimonio omosessuale in Francia e in Gran Bretagna, una realtà già presente in Svezia, Norvegia, Danimarca, Olanda, Belgio, Spagna, Portogallo, Islanda, che è stata accreditata dall'Unione Europa e dal Consiglio d'Europa, evidenzia che in questa Europa è prevalso il relativismo valoriale che scardina le fondamenta della costruzione sociale incentrata sulla famiglia naturale.
Non si tratta solo della violazione di un “valore non negoziabile”, secondo l'espressione cara a Benedetto XVI, ma innanzitutto di un venir meno alla ragione e al legittimo amor proprio. L'Europa è in assoluto l'area del mondo che ha il più basso tasso di natalità e, purtroppo, l'Italia è tra i Paesi europei che ha il più basso tasso di natalità. Ebbene se noi – al fine di porre un argine a questo suicidio-omicidio demografico - usassimo la ragione e facessimo prevalere il sano amor proprio, dovremmo sostenere la centralità della famiglia naturale perché, piaccia o meno, è solo dall'unione tra un uomo e una donna che può generarsi la vita. Concretamente per favorire la natalità dovremmo sostenere la maternità, ciò che oggi si traduce nell'attribuzione di congrui sussidi per le madri che scelgono di dedicarsi a tempo pieno o anche parziale alla famiglia, ai figli e alla casa, riconoscendo la valenza economica del lavoro domestico. Proprio recentemente in Francia da un'inchiesta pubblicata dal Figaro emerge che il lavoro domestico corrisponde a circa il 33% del Pil (Prodotto Interno Lordo)!
Invece questa Europa relativista non solo non sostiene la famiglia naturale ma ha scelto di scardinarla dalle fondamenta sostenendo che la società non si basa più sul rapporto tra uomo e donna, ma che dobbiamo far riferimento a cinque parametri che corrispondono all'orientamento sessuale, dove l'essere eterosessuali, bisessuali, omosessuali, lesbiche e transessuali, deve essere considerato la piattaforma sociale a cui corrispondere assoluta parità sia per ciò che concerne il matrimonio sia per l'adozione dei figli. Ed è così che in quest'Europa relativista che rischia di scomparire sul piano demografico per quanto attiene alla popolazione autoctona, il matrimonio omosessuale viene indicato come l'apice di una civiltà i cui capisaldi sono la negazione della cultura della vita, ovvero la legalizzazione dell'aborto, dell'eugenetica e dell'eutanasia. Gli ideologi del relativismo demografico ritengono che il problema sia facilmente risolvibile spalancando le frontiere agli immigrati provenienti da Paesi che hanno un più alto tasso di natalità, operando in un contesto puramente quantitativo, a prescindere dalla dimensione qualitativa che concerne la condivisione o meno dei diritti fondamentali della persona, del rispetto delle regole fondanti della civile convivenza, della disponibilità a integrarsi per cooperare alla costruzione di un futuro migliore. Ecco perché se questi immigrati sono, ad esempio, i cinesi dediti all'invasione economica o gli islamici dediti all'invasione religiosa, il risultato sarà inesorabilmente il tracollo della civiltà europea in parallelo al declino della popolazione autoctona.
Tutto ciò dovrebbe essere considerato ragionevole e di buon senso. Ebbene se oggi non lo è, significa che abbiamo messo in soffitta la ragione e non ciò vogliamo più del bene, facendo prevalere un'imposizione ideologica ispirata al relativismo valoriale che nega la nozione stessa di verità e al buonismo che ci porta ad anteporre le istanze altrui anche a dispetto delle conseguenze negative per noi stessi. Ecco perché questo pregiudizio ideologico si configura come una dittatura relativista che, per un verso, è l'altro lato della dittatura finanziaria e, per l'altro, è supportato dalla dittatura mediatica. Anche la dittatura finanziaria fa venir meno la centralità della persona come depositaria di un valore intrinseco, della famiglia naturale e della comunità di uomini e donne liberi, sostituendoli con la centralità della moneta, delle banche e dei mercati.  E né la dittatura relativista né la dittatura finanziaria potrebbero affermarsi senza il supporto della dittatura mediatica che, mistificando la realtà, ci propina una rappresentazione ideologica facendosi sembrare come l'apice della civiltà ciò che il fondo del baratro in cui siamo precipitati non avendo più la certezza di chi siamo, delle nostre radici, fede, valori, identità e regole.
L'epilogo di questa deriva è la dittatura in senso letterale, dove anche se siamo chiamati a partecipare al rito delle elezioni, sappiamo anticipatamente l'esito delle elezioni perché la triplice dittatura relativista, finanziaria e mediatica non consentono alcuna devianza rispetto al “nuovo ordine mondiale”.  Ciascuno di noi sarà libero di produrre e di consumare, di copulare con chi gli pare, di credere in Gesù o Allah a condizione di metterli sullo stesso piano, ma non potremo affermare la verità, credere nei valori non negoziabili e perseguire il bene comune.
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domenica 3 febbraio 2013

E' ora di cambiare! Il 24 e 25 febbraio vota Io Amo l'Italia


Scrivete alle televisioni: Magdi Cristiano ha diritto a partecipare ai confronti tra i candidati alla guida del Governo

di Magdi Cristiano Allam

02/02/2013 15:39:20
di Io amo l'Italia
 
 
Lancio un appello a tutti i nostri candidati, agli amici di Io amo l'Italia, agli italiani onesti e liberi: inviate a Rai, Mediaset, Sky, La 7 e alle altre televisioni private questo messaggio:
Da cittadini italiani  rivendichiamo il diritto di essere informati correttamente in merito alle Elezioni nazionali. Vi chiediamo di ottemperare al dovere di farci conoscere il pensiero di tutti i candidati alla guida del Governo per metterci nella condizione di poter operare una scelta ponderata. Denunciamo il boicottaggio mediatico di Magdi Cristiano Allam presidente di Io amo l'Italia e rivendichiamo il suo diritto a partecipare ai confronti con gli altri candidati alla guida del Governo e più in generale a godere della medesima visibilità televisiva accordata a Monti, Berlusconi, Bersani, Grillo e Ingroia. Se non lo farete dimostrerete di non aver ottemperato al diritto-dovere costituzionale di diffondere informazione corretta e vi denunceremo in tutte le sedi per aver ingannato e plagiato i cittadini trasformandovi in strumento di una dittatura mediatica che pratica un lavaggio di cervello per imporre agli italiani i candidati da votare. Gli italiani hanno il diritto di sapere e voi avete il dovere di far conoscere il pensiero di tutti i candidati alla guida del Governo, compreso quello di Magdi Cristiano Allam, affinché ciascun elettore possa liberamente scegliere e decidere per chi votare.
Nome e cognome
Ecco gli indirizzi mail a cui inviare il messaggio: newsmediaset@mediaset.it info@serviziopubblico.it ottoemezzo@la7.it segreteria@la7.it portaaporta@rai.it unomattina@rai.it ballaro@rai.it vigilanzarai@senato.it segreteria.redazione.mi@adnkronos.com redazione.internet@ansa.it redazione.milano@agi.it tg3lombardia@rai.it tg1.segreteria@rai.it skytg24.redazione@skytv.it

sabato 2 febbraio 2013

Appello agli italiani che amano l'Italia così come amano se stessi

di Magdi Cristiano Allam
02/02/2013
10:23:00
In Italia si sta perpetrando un crimine epocale: uno Stato ricco si sta trasformando in una popolazione povera. In un anno di governo di Mario Monti, è raddoppiato il numero degli italiani che soffre la fame diventando 6,2 milioni i cittadini che nell'arco delle 48 ore non consuma un pasto adeguato alla sopravvivenza. Il 41% degli italiani non arriva a fine mese. Gli esodati, padri e madri che non hanno alcun sostentamento avendo perso il posto di lavoro senza aver maturato il diritto alla pensione, sono balzati a 290 mila. 100 mila imprese sono falliti paradossalmente perché creditrici dato che i debitori non pagano e il principale debitore insolvente è lo Stato che deve 100 miliardi di euro alle imprese. Ormai uno su tre di coloro che fanno la fila alle mense dei poveri è italiano. Nonostante il maggior gettito fiscale dovuto al più alto livello di tassazione al mondo, il debito pubblico è aumentato di 153 miliardi superando la soglia dei 2000 miliardi, mentre il Pil (Prodotto Interno Lordo) è calato del 2,4%. Tutti i dati economici del governo Monti sono negativi.
L'Italia è sprofondata in un pantano. Siamo costretti a indebitarci con la Bce (Banca Centrale Europea) e con le banche commerciali emettendo titoli di Stato a debito per poter disporre della moneta. Ma non possiamo più indebitarci per l'obbligo, che ci siamo auto-imposti aderendo al Fiscal Compact, il Patto di stabilità europeo, che ci obbliga a ridurre la spesa pubblica di 40 miliardi di euro all'anno per i prossimi 20 anni, con l'obiettivo di dimezzare il rapporto tra il debito pubblico e il Pil dall'attuale 126% al 60%. Il risultato è che gli italiani, a causa dell'estrema difficoltà ad accedere al credito e le minori prestazioni sociali dello Stato, si impoveriscono sempre di più.

La responsabilità ricade sulla Partitocrazia, destra, centro e sinistra, che ha mercificato il potere gestendolo in modo consociativo, finendo per svendere l'Italia alla dittatura finanziaria di Monti che sta uccidendo l'economia reale e condannando a morte le imprese per darle in pasto alla speculazione globalizzata che deve riciclare un ammontare di titoli derivati pari a 787 mila miliardi di dollari, circa 12 volte il Pil di tutti i Paesi del mondo messi insieme.

Io amo l'Italia è l'unico soggetto politico che alle Elezioni nazionali ha la lucidità, l'onestà e il coraggio di rivendicare il riscatto della nostra sovranità monetaria, riattribuendo allo Stato la prerogativa di emettere direttamente moneta a credito, che di fatto corrisponde all'uscita dell'Italia dall'euro. Io amo l'Italia ha innanzitutto a cuore il legittimo interesse nazionale dell'Italia e degli italiani, considerando un'ingiustizia il signoraggio bancario, gli interessi che siamo costretti a pagare alle banche per poter disporre della moneta.

Io amo l'Italia promuove un'autentica riforma dello Stato per abbattere drasticamente il costo esuberante della Pubblica amministrazione pari a circa 800 miliardi di euro, più della metà del Pil (circa 1550 miliardi di euro). Noi denunciamo in particolare gli scandalosi costi della Casta della Pubblica amministrazione e della Politica, i cui vertici arrivano a percepire degli stipendi pari a 10 volte lo stipendio del Presidente degli Stati Uniti d'America! Per mantenere in vita questo mostro vorace che dilapida un fiume di denaro pubblico generando sperpero, corruzione, inefficienza e vessazione dei cittadini, siamo costretti a subire il più alto livello di tassazione al mondo che arriva fino al 100% degli utili delle imprese.
La riforma dello Stato si fonda sulla centralità dei Comuni, l'ambito dove i cittadini nascono, crescono, costituiscono le famiglie, lavorano e producono, attribuendo ai Comuni la prerogativa di gestire le risorse del territorio, compresa la riscossione delle tasse. I Comuni possono interfacciarsi direttamente con lo Stato, che sarà più forte grazie all'elezione diretta del Presidente della Repubblica che assume il potere esecutivo, ma che sarà meno oneroso eliminando tutte le sovrastrutture intermedie, Province e Regioni, e gli enti inutili, onerosi e inefficienti quali le Municipalizzate e le Parificate.
Il drastico contenimento del costo dello Stato consentirà un drastico abbattimento delle tasse fino al 20%. Al riguardo Io amo l'Italia afferma il principio che le tasse si pagano una sola volta alla fonte e che non si possono tassare beni acquistati con denaro già tassato.

Io amo l'Italia è altresì l'unico soggetto politico che si presenterà alle Elezioni nazionali come il Fronte dei valori non negoziabili, l'inviolabilità della sacralità della vita, l'inalienabilità della dignità della persona, la centralità della famiglia naturale, la salvaguardia della libertà religiosa e educativa.
In questo contesto Io amo l'Italia promuove la cultura della vita e specificatamente la crescita della natalità degli italiani, riconoscendo – prendendo atto della valenza economica del lavoro domestico -  il diritto delle madri che scelgono di dedicarsi a tempo pieno alla famiglia, ai figli e alla casa ad uno stipendio (o in alternativa dei congrui incentivi per le madri che scelgono di lavorare fuori casa). Io amo l'Italia promuove anche il primato degli italiani nell'assegnazione dei servizi sociali, dalle case popolari alla scelta delle scuole private parificate, dall'assistenza sanitaria alla pensione.
Io amo l'Italia è favorevole all'accoglienza fraterna del prossimo sulla base della condivisione dei valori assoluti e universali alla vita, alla dignità e alla libertà, e del rispetto delle regole fondanti la civile convivenza che si sostanziano di diritti che garantiscono tutti senza discriminare nessuno e di doveri che vincolano tutti senza alcuna eccezione.
Io amo l'Italia promuove la difesa della nostra civiltà cristiana dall'offensiva sia dell'ideologia capital-comunista che sta trasformando la persona in semplice strumento di produzione e consumo della materialità, sia dell'ideologia islamica che vuole assoggettarci all'arbitrio di Allah e di Maometto che disconoscono i diritti fondamentali della persona.

Io amo l'Italia è l'unica vera alternativa alla Partitocrazia, alla dittatura finanziaria, alla demagogia populista e alla tentazione di boicottare le urne.
Io amo l'Italia promuove un'autentica riforma dello Stato, dello Sviluppo e della Società mettendo al centro la persona anziché la moneta, la famiglia naturale anziché le banche, la comunità di uomini e donne liberi anziché i mercati, i valori non negoziabili anziché lo spread, le regole che sostanziano la civile convivenza anziché il profitto costi quel che costi, il bene comune anziché la speculazione finanziaria globalizzata.
Il 24 e 25 febbraio votate e fate votare Io amo l'Italia perché Io amo l'Italia significa amare l'Italia così come si ama se stessi!

NON TURIAMOCI IL NASO, VOTANDO IL MALE MINORE; IL CRISTIANO NON SCENDE A COMPROMESSI, O CON CRISTO O CONTRO CRISTO.

sabato 26 gennaio 2013

Compagno Monti



Esalta la "gloriosa storia del Pci". Ma con lui ha chiuso un'azienda al minuto

Mer, 23/01/2013

La deriva a sinistra di Mario Monti pare inarrestabile. Ieri il premier e candidato premier di se stesso, di Fini (più noto come il cognato di Tulliani) e di Casini (quello dei parenti in lista) ha esaltato la «gloriosa storia comunista» del Pd. Che cosa ci sia stato di glorioso nel comunismo ci sfugge. È stata, quella comunista, la più feroce e criminale ideologia del secolo scorso. E in Italia il Pci l'ha sostenuta con forza, prendendo parte attiva nei misfatti dell'Unione Sovietica, dalla quale fu finanziato in nero per tramare e complottare contro di noi e le libertà dell'Occidente tutto. E ancora: sono schegge impazzite di quell'area, i famosi «compagni che sbagliano» che hanno insanguinato l'Italia nella stagione degli anni di piombo.
Poco importa, come ha detto sempre ieri Monti, che il Pd si sia gradualmente allontanato da quella storia. Perché la strada da compiere è ancora lunga. Il suo gruppo dirigente non ha mai fatto una autocritica piena e sincera, ha ancora in tasca la tessera del Pci, rivendica con orgoglio il passato e ancora oggi cerca soci da quella parte: da Vendola ai nuovi comunisti fino al nuovo entrato Ingroia.
Perché Monti abiuri il liberismo e coccoli il comunismo non è un mistero. Sondaggi alla mano, se vuole mantenere una poltrona deve attaccarsi come una cozza a Bersani e soci e sperare in una alleanza post elettorale. Anche perché, col passare del tempo, la verità sulle sue presunte doti di salvatore della Patria sta venendo a galla con cinica precisione. È di ieri la notizia che durante il suo anno di governo, in Italia ha chiuso un'azienda al minuto, massacrata da tasse e mancanza di consumi. Un record non male per l'ex presidente della Bocconi, scuola di economia e liberismo. Che ora ci vorrebbe trasportare nelle mani di ex, post e neo gloriosi comunisti. Già ce lo vedo sul palco di qualche piazza a intonare «Bella Ciao» insieme con Vendola, Ingroia e Bersani. Ovviamente in loden e con traduzione simultanea per mantenere il prestigio internazionale. Perché lui è Monti e noi no. Per fortuna.

Monti scarica Bersani: "Su Mps il Pd c'entra"

Botta e risposta tra Monti e Bersani. Il prof: "Il Pd c'entra sul caso Mps". Poi difende Bankitalia e il suo governo. ll leader Pd: "Solo ora ci trova difetti"


"C’entra in questa vicenda quel grande partito che viene spesso citato, cioè il Pd, che ha sempre avuto molta influenza attraverso la Fondazione su quella banca". Mario Monti entra a gamba tesa nello scandalo di Monte dei Paschi di Siena e risponde indirettamente al segretario democratico che ieri ha rivendicato che "il Pd fa il Pd e le banche fanno le banche".
Dichiarazione, quella del leader Pd, che poco collima con quella di Massimo D'Alema: "Noi, e per noi intendo il Pd di Siena nella persona del sindaco Franco Ceccuzzi, Mussari lo abbiamo cambiato un anno fa, assieme a tutto il consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi.

Questi sono fatti documentati". Insomma, le versioni di Bersani e di D'Alema divergono.
Così come suscita qualche perplessità la strenua difesa di Bankitalia (che all'epoca della gestione Mussari aveva Mario Draghi come governatore) operata dal premier in contrasto con lo scaricabarile del ministro dell'Economia Vittorio Grilli.
Se da un lato infatti il Prof "ha totale fiducia negli organi della Banca d’Italia, della vigilanza presso la Banca d’Italia e fiducia totale nel ministero dell’Economia", proprio il titolare dello stesso dicastero ieri ha spiegato che "la situazione di Mps non è una novità, non è un fulmine a ciel sereno. Conoscevamo le sue problematicità già da un anno. Non ho evidenza di problemi in altre banche. Sui controlli dico solo che sono di competenza di Banca d’Italia".
Insomma, lo scandalo dei derivati (con conseguenti dimissioni di Giuseppe Mussari da presidente dell'Abi) ha sollevato un gran polverone, ha messo in evidenza contraddizioni interne e ha acceso la battaglia politica, nonostante Monti cerchi sempre di morigerare le sue uscite.

Non per nulla, dopo aver puntato il dito sull'ingerenza del Pd sugli affari di Mps ha subito tenuto a precisare che "io non sono mica qui per attaccare Bersani ma per attaccare molto decisamente il fenomeno storico della commistione tra banche e politica che va ulteriormente sradicato. Poi lascio ai partiti puntare l’uno l’indice contro gli altri".
Che sia proprio il tecnico-politico  - accusato più di tutti di avere un rapporto privilegiato col sistema bancario - a lanciare invettive contro la commistione tra banche e politica stride un po'. Non per il bocconiano però, il quale ha rivendicato la sua indipendenza spiegando che "20 anni fa rifiutai la vicepresidenza della Banca commerciale italiana nell’occasione in cui le cariche di vertice per la prima volta erano state lottizzate. Ho indagato sulle commistioni da Commissario Ue e in Italia mi sono sempre molto occupato di questioni bancarie da studioso e ho sempre fatto raccomandazioni contro la commistione tra le banche e la politica".
Dunque, l'esecutivo sapeva, ma non ha colpe. E Bankitalia nemmeno. Questo in sintesi il pensiero di Monti, secondo il quale "il governo non ha la resposabilità su Mps, ha la responsabilità di assicurare che tutto il sistema funzioni e di evitare che ci siano problemi nel sistema bancario" e Bankitalia "non ha nulla da nascondere" e "sbaglia chi adombra mancanza di supervisione". Inoltre, secondo il Prof, chi ipotizza un nesso tra il gettito dell’Imu e i Monti bond a Mps sbaglia e alza "una nuvola leggermente terroristica".
Infine, un'altra stoccata al partito di Bersani in tema di alleanze: "Dipenderà da quali politiche intenderà mettere in campo. Se sono quelle espresse, legittimamente, dalle correnti massimaliste non ci sarà proprio la possibilità di un lavoro comune". Ma alla fine il segretario democratico ha risposto alle accuse del bocconiano: "Monti trova un difetto al Pd tutti i giorni, per un anno non ne ho mai sentiti".

mercoledì 23 gennaio 2013

Quando il voto cattolico è “inutile”

di Vittorio Lodolo D'Oria
20/01/2013 18:21:03
 
 
In vista delle imminenti consultazioni politiche – stante il sistema elettorale con sbarramento – si rinnova il dibattito sull’utilità del voto dato ai partiti minori anziché alle formazioni più consistenti. Prendiamo in esame il caso pratico del voto dei cattolici che gravitano nell’area del centrodestra, posto che quelli nel centrosinistra si autoescludono dal ragionamento perché sostengono un programma in palese contrasto con i principi non negoziabili (PNN) quali la vita, la famiglia, la libertà educativa dei genitori.
Se dunque l’analisi parte dal centro, la prima opzione di voto consiste nella “Lista Monti” con le formazioni ad essa apparentate. Questa deve però essere scartata da subito per le caratteristiche che nell’ordine la contraddistinguono:  1) la volontà di riconoscere giuridicamente le coppie di fatto; 2) la scelta di rimettere alla libertà di coscienza individuale degli eletti i voti sui PNN; 3) la decisione di candidare esponenti di spicco del mondo omosessuale.
La seconda opzione di voto per un cattolico è rappresentata dallo schieramento di centrodestra (PdL-Lega e liste apparentate). Questo raggruppamento, si propone come baluardo contro l’avvento della sinistra, piuttosto che come strenuo difensore della famiglia, della vita e della libertà educativa. Potrebbe quindi connotarsi come la scelta del male minore: nessuna difesa programmatica dei PNN, ma neppure attacchi agli stessi.
Vi è poi una terza opzione rappresentata dall’unico movimento che contempla nel programma la difesa totale dei PNN. Si tratta della  la neo-nata formazione politica “Io amo l’Italia” di Magdi Cristiano Allam che, per la prima volta, si presenta alle elezioni politiche nazionali. Il neo di questo partito starebbe nella verosimile esiguità del suo seguito, per la giovane età, infine per gli scarsi mezzi a disposizione: non possiede infatti giornali, tv, radio e neppure dispone di ingenti risorse economiche per farsi conoscere.
Se scartiamo l’opzione della Lista Monti per i predetti motivi, al cattolico restano solo due possibilità di scelta: quella per lo schieramento di centrodestra, che molti ritengono essere un “voto utile” (perché avrà certamente una rappresentanza in Parlamento grazie al superamento delle soglie di sbarramento), e quella per “Io amo l’Italia” che, non superando verosimilmente lo sbarramento, sarebbe dunque da considerarsi un “voto perso”.
Ma siamo certi che il ragionamento sia corretto? Proviamo a verificare la questione seguendo due ordini di idee: il criterio da adottare per la scelta del voto e la storia politica dell’ultimo ventennio.
Cominciamo col domandarci se per scegliere il partito da votare è giusto utilizzare come  criterio la possibilità che lo stesso ottenga una rappresentanza parlamentare. Non sarebbe piuttosto corretto adottare, prioritariamente il criterio della congruenza tra i propri valori  e il programma della formazione politica e in seconda istanza concorrere affinché la stessa ottenga seggi in Parlamento?
Una seconda domanda da porsi è la seguente: siamo certi che rinunciare ad appoggiare l’unica formazione che tutela esplicitamente i PNN non causi danni maggiori? Per rispondere con cognizione di causa vediamo cosa è successo in Italia negli ultimi 20 anni.
Siamo nel 1994 e Silvio Berlusconi, con Forza Italia, sconfigge la “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto. L’Italia è salvata dai comunisti, ma capitola alle elezioni successive del 1996 e del 2006. Le restanti legislature sono appannaggio del centrodestra che raccoglie la maggioranza dei consensi in quanto baluardo di fronte al possibile avvento dei comunisti. La classe politica, senza dubbio espressione del Paese, si rende responsabile di un degrado morale senza precedenti (corruttela politica, scandali, ruberie a tutti i livelli, investitura istituzionale di nani e ballerine). Sono trascorsi oramai 20 anni e la sinistra è ancora alle porte, esattamente come allora, con l’aggravante che il clima di sfiducia nella politica è al massimo livello. La rinuncia a difendere i PNN per votare partiti quantitativamente grandi, ma qualitativamente poveri, ha fallito: in questi 20 anni hanno cercato di distruggere la famiglia con i DICO, ottenuto l’eutanasia per Eluana Englaro, manipolato la vita con la fecondazione artificiale. E ora la cruda domanda: ma il voto dei cattolici, assegnato al centrodestra per la paura dei comunisti, è stato utile, inutile o addirittura dannoso?
Magdi Cristiano Allam, con la sua lista, ci ha tolto l’alibi per cui i cattolici potevano votare quasi ovunque poiché nessun partito difendeva i PNN. Ora dunque tocca a noi adottare il criterio corretto per votare intelligentemente: prima si individua chi si propone di tutelare i PNN – esattamente ciò che “Io amo l’Italia” si propone - e poi lo si vota a prescindere dal fatto che otterrà verosimilmente una rappresentanza parlamentare. Ne consegue che la logica dell’approccio al voto così ribaltata può garantire il consenso necessario a superare le soglie di sbarramento.
Ci attendono tempi duri:  la sinistra  vuole introdurre i matrimoni omosessuali, la Lista Monti in vista della imminente alleanza con Bersani, si “limita” (si fa per dire) a voler riconoscere giuridicamente le coppie di fatto, dimenticandosi volutamente il milione di famiglie scese in piazza a Roma il 12 Maggio 2007 per contrastare il disegno di legge della sedicente cattolica Bindi.
A nessuno piace essere minoranza, ma il cattolico (quello vero) è destinato ad esserlo come ci ricordano le affermazioni evangeliche del Cristo: siete lievito nella massa e sale della terra. Questo stato – ci rammenta un breviario salesiano – non è ostacolo ma condizione perché si manifesti il Regno di Dio. Non temiamo pertanto di rimanere fuori dal Parlamento e prepariamoci piuttosto a parlare nelle piazze qualora non dovessimo superare lo sbarramento. Non dimentichiamoci che Davide ha sconfitto Golia e questo è l’anno della Fede. L’ultima volta che un pontefice dedicò l’anno solare alla Fede, correva l’annus horribilis 1968. Paolo VI trovò, nonostante tutto, il coraggio per promulgare l’enciclica Humanae Vitae, a salvaguardia della vita che veniva attaccata dalla rivoluzione sessuale e dalla rivolta studentesca. Negli anni a venire vi sono stati il divorzio (1970), l’aborto (1978), tutti provvedimenti legislativi promulgati e controfirmati da politici cattolici della Democrazia Cristiana. Quello che è successo di recente l’ho già scritto, aggiungo solo che la nostra generazione è quella che, prima nella storia, deve spiegare ai propri figli che ci si deve sposare con l’altro sesso. Queste sono le ridicole conquiste dell’uomo del terzo millennio, ma nonostante tutto dobbiamo confidare in quelle parole che restano scolpite nella nostra speranza: “Non praevalebunt!”.
Abbiamo bisogno di altri motivi per muoverci? Rammentiamo le parole profetiche di Giovanni Paolo II che nel 1981, sei mesi dopo l’attentato, scriveva nella Familiaris Consortio: “Se la famiglia non partecipa attivamente alla vita politica e sociale del paese, sarà schiacciata da quei mali cui si è limitata ad assistere” Meno calcoli dunque e più contenuti, la Speranza è l’ultima a morire perché se amo Dio … “Io amo l’Italia”.

giovedì 17 gennaio 2013

Perchè il voto a Magdi Allam non è sprecato

di Andrea Cavalleri  15/01/2013
  
(www.riscossacristiana.it) Nel mondo cattolico italiano serpeggia un falso ragionamento che consiste in questo: votare un programma ottimo, come quello di “Io Amo l’Italia” di Magdi Cristiano Allam, non serve a niente, perché tale partito non supererà la soglia di sbarramento del 4% e pertanto il voto equivarrà a un’astensione.
A tutti coloro che fanno questi calcoli politici da novelli Talleyrand, compreso il mio amico, intelligentissimo e validissimo filosofo, Giacomo Samek Ludovici, rispondo che al loro ragionamento manca un pezzo e, se considerassero meglio la parte mancante, probabilmente cambierebbero idea.
Oltre al fatto, ovvio, che partendo da simili pregiudizi si assicura la sconfitta di quello che, a loro stessa detta, è un ottimo partito, vorrei rispondere con un’altra domanda: “ma allora cosa voterete?”
Se partiamo dalla richiesta del Papa di ciò che dovrebbe contraddistinguere i movimenti cristiani, ovvero la difesa dei valori non negoziabili, non mi risulta che esistano partiti che se ne facciano carico tra quelli che possono aspirare alla maggioranza.
Anzi nelle ultime ore sono risuonate notizie curiose, ad esempio Casini su Twitter: “Per noi il matrimonio è quello tra uomo e donna, ma non siamo contrari all’introduzione di alcune tutele giuridiche per coppie omosessuali” (quindi no al matrimonio, che è una tutela giuridica, ma sì alle tutele giuridiche: dov’è la differenza?).
O ad esempio Berlusconi, che durante un’intervista in radio ha lasciato intendere che  sarebbe stato disposto ad aprire alle unioni tra omosessuali, salvo poi rimangiarsi la parola come al solito.
Di Vendola è inutile parlare, perché si sa.
È davvero un peccato che Berlusconi abbia fatto dietrofront, perché in questo modo resterà ancora un margine di incertezza su quello che è il vero modo di ragionare di questi pseudo politici: non proporre un programma che si reputa vantaggioso per il popolo e che si vuole realizzare per il bene comune, ma cercare di adattare i programmi al consenso, in modo da assicurarsi, ancora una volta, una fetta di potere.
A questo punto, però, accantonate le questioni di principio, subentra l’argomento degli argomenti: “bisogna fermare i komunisti!!!”, da cui la risoluzione di arroccarsi sul male minore. Quale inganno!
Gustave Thibon, in una pagina memorabile in cui tratta della libertà, definendola come il dipendere da ciò che si ama, mette in guardia dall’errore: “Non si tratta di investire ogni individuo di un’illusoria indipendenza: si tratta di creare un clima nel quale ogni individuo possa amare gli esseri e le cose da cui dipende. Se la nostra volontà di indipendenza non è dominata e diretta da questo desiderio di unità, siamo maturi per la peggiore schiavitù”. Sintetizzando il pensiero del filosofo francese, la libertà, non è una libertà DA, ma è una libertà PER. Di conseguenza le scelte non vanno fatte “contro” qualcosa, ma “per” un obiettivo che si reputa buono.
Altrimenti saremo ingannati e schiavizzati, come dimostra il nostro recente passato politico.
Nell’immaginario collettivo, i mali dell’Italia erano dovuti al governo del “malvagissimo Berlusconi” e allora, cacciato Berlusconi, sarebbe stata la rinascita, la liberazione!
I fatti hanno dimostrato che si è semplicemente caduti dalla padella nella brace, e il governo è finito nelle mani di Monti, il faccendiere dei banchieri, che, con la scusa di tenere i conti a posto, ha razziato le proprietà degli Italiani, ha regalato soldi alle banche (il gettito dell’IMU è stato totalmente impiegato per gli aiuti a Monte dei Paschi di Siena), ha portato la disoccupazione alle stelle e, alla fine, si scopre che ha peggiorato i conti a una velocità superiore a quella di qualunque altro governo degli ultimi vent’anni.
Allora i cattolici si sveglieranno, o preferiscono condurre battaglie di retroguardia e farsi strumentalizzare dagli arrivisti di turno, come accade ormai da parecchie tornate elettorali?
Non si sono accorti che il muro di Berlino è caduto ventiquattro anni fa?
Vogliono dividersi nella competizione tra due schieramenti che propongono un finto antagonismo tra radicalismo amorale e relativismo etico? Ma dove sta la grande differenza?
Non è meglio impegnarsi seriamente per far giungere in parlamento una voce che li rappresenti veramente, piuttosto che trovarsi totalmente privi di rappresentanza?
Se poi ci fossero dei cattolici che hanno bisogno per forza di un nemico per coalizzarsi, allora vi mostro qual è il nostro nemico, ve lo offro su un piatto d’argento: si chiama Europa.
Un’Europa che denigra l’Ungheria perché ha adottato una costituzione in cui nomina Dio e proclama la difesa della vita dal suo concepimento al suo termine naturale e che ha comunicato al governo ungherese che “una campagna antiabortista è incompatibile con i principi dell’Unione Europea”.
Un’Europa malthusiana che non si è fatta scrupolo di ricattare finanziariamente l’Irlanda affinché facesse concessioni abortiste.
Un’Europa paladina della teoria del “gender”, che vuole far riconoscere come “normale” ogni perversione sessuale.
Un Europa che moltiplica odiosi reati d’opinione, come quello di “omofobia” e che mostra ogni giorno di più il suo volto totalitario.
Perché le sue leggi, che chiama “direttive” così come le chiamava Robespierre, sono promulgate da burocrati non eletti da nessuno, che godono di immunità e segretezza dei propri documenti e che stanno moltiplicando enti direttivi, come il MES (fondo “salva Stati”) ed Eurogendfor (gendarmeria europea) al di sopra delle leggi e di ogni controllo democratico.
Un’Europa che tutela un sistema finanziario iniquo e sacrifica le persone reali e concrete in favore di un castello di carte, fatto per assicurare i privilegi di pochi e la schiavitù della miseria per molti. Se qualche cattolico si ricordasse quali sono i quattro peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio, noterebbe che questa Europa li persegue tutti pervicacemente: l’omicidio volontario tramite l’aborto, il peccato impuro contro natura tramite teoria del gender ed omofobia, l’oppressione dei poveri tramite il sistema di indebitamento dell’euro e, infine, defraudare della giusta mercede chi lavora tramite la tassazione asfissiante che consegue al debito pubblico.
Eppure parecchi cattolici si chiedono se sia meno peggio votare Berlusconi o Bersani, quando entrambi hanno costantemente attuato un’agenda europeista di ferro e sempre senza chiedere, in alcun modo, un parere ai cittadini italiani.
Amici cattolici, basta farvi prendere in giro dagli imbonitori televisivi (che tali sono i cosiddetti politici tradizionali) è il momento di difendere la nostra identità e di sostenere chi la rappresenta.
Oltretutto in un momento, dominato dalla sfiducia (giustificata) nella politica, in cui un pochino di entusiasmo potrebbe smuovere larghe fette di quel vasto elettorato che, non sentendosi rappresentato da nessuno, propenderebbe per l’astensione.
Io Amo l’Italia, di Magdi Cristiano Allam, non solo prevede nello statuto la difesa dei valori non negoziabili, non solo ha un programma basato sulla centralità della persona, ma, a differenza dei sognatori di buoni propositi, indica anche il percorso concreto per poterli realizzare, che passa dal recupero delle sovranità perdute: monetaria e legislativa.
Ecco perché serve votare Magdi Cristiano Allam, ecco perché voterò Io Amo l’Italia.

La BCE pratica il signoraggio bancario

di Magdi Cristiano Allam
17/01/2013