martedì 1 gennaio 2013

In Italia la democrazia è morta

di Magdi Cristiano Allam
31/12/2012
 
  In Italia la democrazia è morta


















(Il Giornale) - La Storia ricorderà il primo anno del governo Monti per aver perpetrato tre crimini ai danni della democrazia, dello Stato e degli italiani. La denuncia di Berlusconi, fatta tardivamente, di essere stato vittima di una congiura che lo costrinse a rassegnare le dimissioni, è un dato di fatto oggettivo e documentabile.
In Italia la democrazia sostanziale è morta. La Costituzione che recita che siamo una Repubblica parlamentare è stata stravolta da un capo dello Stato che si comporta come se fossimo una Repubblica presidenziale auto-attribuendosi il potere esecutivo, commissariando il Parlamento e riducendo il governo a esecutore di direttive presidenziali arbitrarie. Così come Berlusconi si dimise senza un voto di sfiducia del Parlamento, ugualmente Monti si è dimesso senza un voto di sfiducia del Parlamento. Napolitano ha annunciato la data delle elezioni anticipate quando il Parlamento non era ancora dissolto e il governo era ancora in carica. Il fatto che le scelte politiche cruciali avvengano senza tener conto del Parlamento che dovrebbe esprimere la sovranità popolare, conferma che siamo già in un contesto estraneo alla democrazia sostanziale. L'insieme delle istituzioni non sono più rappresentative della volontà popolare. Il Parlamento è formato da deputati e senatori designati, non essendoci più il voto di preferenza, ciò che fa venir meno il fulcro della democrazia sostanziale, ovvero il rapporto fiduciario tra l'elettore e l'eletto. Il capo dello Stato è designato da un Parlamento di designati. E il capo del governo è stato calato dall'alto dai poteri finanziari globalizzati.
Quando il 16 novembre 2011 Monti giurò sulla Costituzione di “esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione”, giurò il falso. Quel giorno Monti era ancora consulente internazionale della Goldman Sachs, la più grande e potente banca d’affari al mondo; membro del Consiglio Direttivo del “Club Bilderberg”, il salotto più esclusivo dei potenti della finanza e dell'economia nel mondo; Presidente del Gruppo Europeo della “Commissione Trilaterale”; membro del “Comitato consultivo di alto livello per l'Europa” di Moody's, una delle tre maggiori agenzie di rating al mondo. Soltanto 9 giorni dopo, il 24 novembre, con un dispaccio dell'Ansa delle 11,36 dal titolo “Monti lascia la Bocconi e altri incarichi”, abbiamo appreso che “Monti ha lasciato poi tutti gli incarichi che ha come consulente Goldman Sachs, presidente europeo della Trilaterale e nel comitato direttivo Bildelberg”.
Ebbene è del tutto evidente che l'interesse nazionale dell'Italia non coincide, all'opposto confligge, con quello delle istituzioni finanziarie globalizzate che hanno creato il cancro dei titoli derivati tossici, che ammontano a 787 mila miliardi di dollari pari a 12 volte il Pil mondiale, il cui interesse è di riciclare questo denaro virtuale mettendo le mani sull'economia reale e sulle imprese che producono beni e servizi. E se la Mafia, per riciclare il denaro sporco frutto di attività illecite, le basta avere a disposizione singoli politici, dirigenti pubblici e imprenditori, la speculazione finanziaria globalizzata per riciclare un ammontare stratosferico di titoli spazzatura deve controllare direttamente i governi degli Stati.
Il fatto che Monti sia espressione di queste istituzioni finanziarie è stato da lui stesso ammesso. Il fatto che queste istituzioni siano responsabili della speculazione finanziaria è assodato. E' un dato di fatto che il primo anno del governo Monti corrisponde alla perpetrazione del crimine dell'uccisione della democrazia sostanziale. Così come stiamo assistendo alla perpetrazione del crimine della spogliazione totale della sovranità dell'Italia vincolando qualsiasi governo a sottomettersi alle imposizioni del Trattato europeo di stabilità finanziaria. La conseguenza è che si sta perpetrando il terzo crimine della trasformazione di uno Stato ricco in una popolazione povera e di imprese creditrici in imprenditori falliti. Sono questi gli ingredienti manifesti e indubbi della congiura ai danni non solo di Berlusconi ma dell'Italia e degli italiani.

Benedetto XVI. Te Deum. Omelia del 31 dicembre 2012

OMELIA DEL SANTO PADRE

Signori Cardinali,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato,
distinte Autorità,
cari fratelli e sorelle!

Ringrazio voi tutti che avete voluto partecipare a questa liturgia dell’ultima ora dell’anno del Signore 2012. Quest’«ora» porta in sé una particolare intensità e diventa, in certo qual modo, una sintesi di tutte le ore dell’anno che sta per tramontare. Saluto cordialmente i Signori Cardinali, i Vescovi, i Presbiteri, le persone consacrate e i fedeli laici, specialmente quanti rappresentano la comunità ecclesiale di Roma. In modo speciale saluto tutte le Autorità presenti, ad iniziare dal Sindaco della Città, e le ringrazio per aver voluto condividere con noi questo momento di preghiera e di rendimento di grazie a Dio.
Il Te Deum che innalziamo al Signore questa sera, al termine di un anno solare, è un inno di ringraziamento che si apre con la lode – «Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore» – e termina con una professione di fiducia – «Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno». Quale che sia stato l’andamento dell’anno, facile o difficile, sterile o ricco di frutti, noi rendiamo grazie a Dio. Nel Te Deum, infatti, è contenuta una saggezza profonda, quella saggezza che ci fa dire che, nonostante tutto, c’è del bene nel mondo, e questo bene è destinato a vincere grazie a Dio, il Dio di Gesù Cristo, incarnato, morto e risorto. Certo, a volte è difficile cogliere questa profonda realtà, poiché il male fa più rumore del bene; un omicidio efferato, delle violenze diffuse, delle gravi ingiustizie fanno notizia; al contrario i gesti di amore e di servizio, la fatica quotidiana sopportata con fedeltà e pazienza rimangono spesso in ombra, non emergono. Anche per questo motivo non possiamo fermarci solo alle notizie se vogliamo capire il mondo e la vita; dobbiamo essere capaci di sostare nel silenzio, nella meditazione, nella riflessione calma e prolungata; dobbiamo saperci fermare per pensare. In questo modo il nostro animo può trovare guarigione dalle inevitabili ferite del quotidiano, può scendere in profondità nei fatti che accadono nella nostra vita e nel mondo, e giungere a quella sapienza che permette di valutare le cose con occhi nuovi. Soprattutto nel raccoglimento della coscienza, dove ci parla Dio, si impara a guardare con verità le proprie azioni, anche il male presente in noi e intorno a noi, per iniziare un cammino di conversione che renda più saggi e più buoni, più capaci di generare solidarietà e comunione, di vincere il male con il bene. Il cristiano è un uomo di speranza, anche e soprattutto di fronte al buio che spesso c’è nel mondo e che non dipende dal progetto di Dio ma dalle scelte sbagliate dell’uomo, perché sa che la forza della fede può spostare le montagne (cfr Mt 17,20): il Signore può illuminare anche la tenebra più profonda.
L’Anno della fede, che la Chiesa sta vivendo, vuole suscitare nel cuore di ciascun credente una maggiore consapevolezza che l’incontro con Cristo è la sorgente della vera vita e di una solida speranza. La fede in Gesù permette un costante rinnovamento nel bene e la capacità di uscire dalle sabbie mobili del peccato e di ricominciare di nuovo. Nel Verbo fatto carne è possibile, sempre nuovamente, trovare la vera identità dell’uomo, che si scopre destinatario dell’infinito amore di Dio e chiamato alla comunione personale con Lui. Questa verità, che Gesù Cristo è venuto a rivelare, è la certezza che ci spinge a guardare con fiducia all’anno che stiamo per iniziare.
La Chiesa, che ha ricevuto dal suo Signore la missione di evangelizzare, sa bene che il Vangelo è destinato a tutti gli uomini, in particolare alle nuove generazioni, per saziare quella sete di verità che ognuno porta nel cuore e che spesso è offuscata dalle tante cose che occupano la vita. Questo impegno apostolico è tanto più necessario quando la fede rischia di oscurarsi in contesti culturali che ne ostacolano il radicamento personale e la presenza sociale. Anche Roma è una città dove la fede cristiana deve essere annunciata sempre di nuovo e testimoniata in maniera credibile. Da una parte, il numero crescente di credenti di altre religioni, la difficoltà delle comunità parrocchiali ad avvicinare i giovani, il diffondersi di stili di vita improntati all’individualismo e al relativismo etico; dall’altra parte, la ricerca in tante persone di un senso per la propria esistenza e di una speranza che non deluda, non possono lasciarci indifferenti. Come l’Apostolo Paolo (cfr Rm 1,14-15) ogni fedele di questa Città deve sentirsi debitore del Vangelo verso gli altri abitanti!
Proprio per questo, ormai da diversi anni, la nostra Diocesi è impegnata ad accentuare la dimensione missionaria della pastorale ordinaria, affinché i credenti, sostenuti specialmente dall’Eucaristia domenicale, possano diventare discepoli e testimoni coerenti di Gesù Cristo. A questa coerenza di vita sono chiamati in modo del tutto particolare i genitori cristiani, che sono per i loro figli i primi educatori della fede. La complessità della vita in una grande città come Roma e una cultura che appare spesso indifferente nei confronti di Dio, impongono di non lasciare soli i padri e le madri in questo compito così decisivo, anzi, di sostenerli e accompagnarli nella loro vita spirituale. A tale proposito, incoraggio quanti operano nella pastorale familiare a mettere in pratica gli indirizzi pastorali emersi dallo scorso Convegno diocesano, dedicato alla pastorale battesimale e post-battesimale. E’ necessario un impegno generoso per sviluppare gli itinerari di formazione spirituale che dopo il Battesimo dei bambini accompagnino i genitori a tenere viva la fiamma della fede, offrendo loro suggerimenti concreti affinché, fin dalla più tenera età, sia annunciato il Vangelo di Gesù. La nascita di gruppi di famiglie, nei quali si ascolta la Parola di Dio e si condividono le esperienze di vita cristiana, aiuta a rafforzare il senso di appartenenza alla comunità ecclesiale e a crescere nell’amicizia con il Signore. È altresì importante costruire un rapporto di cordiale amicizia anche con quei fedeli che, dopo aver battezzato il proprio bambino, distolti dalle urgenze della vita quotidiana, non mostrano grande interesse a vivere questa esperienza: essi potranno così sperimentare l’affetto della Chiesa che, come madre premurosa, si pone loro accanto per favorirne la vita spirituale.
Per poter annunciare il Vangelo e permettere a quanti ancora non conoscono Gesù, o lo hanno abbandonato, di varcare nuovamente la porta della fede e vivere la comunione con Dio, è indispensabile conoscere in maniera approfondita il significato delle verità contenute nella Professione di fede. L’impegno allora per una formazione sistematica degli operatori pastorali, che ormai da alcuni anni avviene nelle diverse Prefetture della Diocesi di Roma, è una preziosa via che richiede di essere perseguita con impegno anche in futuro, per formare laici che sappiano farsi eco del Vangelo in ogni casa e in ogni ambiente, anche attraverso i centri di ascolto che tanto frutto hanno portato al tempo della Missione cittadina. A tale riguardo, i «Dialoghi in Cattedrale», che da anni si tengono nella Basilica di San Giovanni in Laterano, costituiscono un’esperienza quanto mai opportuna per incontrare la Città e dialogare con quanti, cercatori di Dio e della verità, si interrogano sulle grandi domande dell’esistenza umana.
Come già nei secoli passati, anche oggi la Chiesa di Roma è chiamata ad annunciare e testimoniare instancabilmente la ricchezza del Vangelo di Cristo. Questo anche sostenendo quanti vivono situazioni di povertà e di emarginazione, come pure le famiglie in difficoltà, specialmente quando devono assistere persone malate e disabili. Confido vivamente che le Istituzioni ai vari livelli non faranno mancare la loro azione affinché tutti i cittadini abbiano accesso a quanto è essenziale per vivere dignitosamente.
Cari amici, nell’ultima sera dell’anno che volge al termine e davanti alla soglia del nuovo, lodiamo il Signore! Manifestiamo a «Colui che è, che era e che viene» (Ap 1,8) il pentimento e la richiesta di perdono per le mancanze commesse, come pure il grazie sincero per gli innumerevoli benefici accordati dalla divina Bontà. In particolare, ringraziamo per la grazia e la verità che sono venute a noi per mezzo di Gesù Cristo. In Lui è riposta la pienezza di ogni tempo umano. In Lui è custodito il futuro di ogni uomo. In Lui si avvera il compimento delle speranze della Chiesa e del mondo. Amen.

Io Amo L'Italia



Le Iniziative

Come un cattolico dovrebbe accostarsi al voto politico

Benedetto XVI – nel Messaggio per la giornata mondiale della pace 2013 – offre alcuni spunti che non possono essere dimenticati al momento di recarsi nella cabina elettorale.

Saccheggiamo il messaggio papale e facciamo qualche commento per offrire una specie di vademecum elettorale:
PREMESSA

- le vie di attuazione del bene comune siano anche le vie da percorrere per ottenere la pace [ergo senza bene comune non c’è pace, quindi, innanzitutto, occorre capire come si attua il bene comune, NdA]

- precondizione della pace è lo smantellamento della dittatura del relativismo e dell’assunto di una morale totalmente autonoma, che preclude il riconoscimento dell’imprescindibile legge morale naturale scritta da Dio nella coscienza di ogni uomo. [quindi, per promuovere il bene comune, non si possono abbracciare programmi politici che non hanno alcun riferimento alla legge morale naturale, NdA]

- per diventare autentici operatori di pace sono fondamentali l’attenzione alla dimensione trascendente e il colloquio costante con Dio, Padre misericordioso, mediante il quale si implora la redenzione conquistataci dal suo Figlio Unigenito. [quindi, per promuovere il bene comune, non si possono votare programmi politici e uomini politici che si riferiscono a sistemi filosofici e sociologici di natura atea e/o materialista, uomini e partiti che ritengono la “questione di Dio” un fatto irrilevante. NdA]

VIE DI ATTUAZIONE DEL BENE COMUNE

- anzitutto il rispetto per la vita umana, considerata nella molteplicità dei suoi aspetti, a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale. Veri operatori di pace sono, allora, coloro che amano, difendono e promuovono la vita umana in tutte le sue dimensioni: personale, comunitaria e trascendente. La vita in pienezza è il vertice della pace. Chi vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la vita. Ogni lesione alla vita, specie nella sua origine, provoca inevitabilmente danni irreparabili allo sviluppo, alla pace, all’ambiente. Nemmeno è giusto codificare in maniera subdola falsi diritti o arbitrii, che, basati su una visione riduttiva e relativistica dell’essere umano e sull’abile utilizzo di espressioni ambigue, volte a favorire un preteso diritto all’aborto e all’eutanasia, minacciano il diritto fondamentale alla vita. [quindi, per attuare il bene comune, non si possono votare programmi politici e uomini politici che in qualsiasi modo e misura si facciano promotori di aborto e eutanasia, NdA]

- anche la struttura naturale del matrimonio va riconosciuta e promossa, quale unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale. Nessuno può ignorare o sottovalutare il ruolo decisivo della famiglia, cellula base della società dal punto di vista demografico, etico, pedagogico, economico e politico. [quindi, per promuovere il bene comune, non è possibile votare per programmi politici e uomini politici che non si facciano precisamente carico della valorizzazione della famiglia naturale, inoltre sono da evitare quelle formazioni politiche che in qualsiasi modo e misura si facciano promotrici del cosiddetto "matrimonio per tutti" (matrimoni omossessuali e famiglie omogenitoriali) NdA]

- è anche un’importante cooperazione alla pace che gli ordinamenti giuridici e l’amministrazione della giustizia riconoscano il diritto all’uso del principio dell’obiezione di coscienza nei confronti di leggi e misure governative che attentano contro la dignità umana, come l’aborto e l’eutanasia. [Obamacare, no grazie]

- nell’attività economica l’operatore di pace si configura come colui che instaura con i collaboratori e i colleghi, con i committenti e gli utenti, rapporti di lealtà e di reciprocità. Egli esercita l’attività economica per il bene comune, vive il suo impegno come qualcosa che va al di là del proprio interesse, a beneficio delle generazioni presenti e future.

- fondamentale ed imprescindibile la strutturazione etica dei mercati monetari, finanziari e commerciali; essi vanno stabilizzati e maggiormente coordinati e controllati, in modo da non arrecare danno ai più poveri. La sollecitudine dei molteplici operatori di pace deve inoltre volgersi – con maggior risolutezza rispetto a quanto si è fatto sino ad oggi – a considerare la crisi alimentare, ben più grave di quella finanziaria. [quindi, per realizzare il bene comune, facciamo ben attenzione a votare partiti politici e uomini che sappiano districarsi, difendersi e distinguersi dal sistema bancario/finanziario imperane, NdA]

MEMENTO

Questi principi non sono verità di fede, né sono solo una derivazione del diritto alla libertà religiosa. Essi sono inscritti nella natura umana stessa, riconoscibili con la ragione, e quindi sono comuni a tutta l’umanità. L’azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa. [quindi, realizzare il bene comune non significa in alcun modo fare delle ingerenze confessionali, ma difendere l’umano dall’umanità. NdA]

Alla fine di questo breve vademecum resta un dubbio colossale: ma dove li troviamo uomini politici e partiti da votare?

Il Regno di Dio è in mezzo a noi (di Padre Giulio Maria Scozzaro)

Oltre i non credenti anche moltissimi credenti non si sono accorti che il Regno di Dio è in mezzo
a noi. Soffrono quei cristiani che si ritrovano a dover sopportare problematiche familiari davvero
pesanti e crocifiggenti. Infatti, anche i cristiani spesso vivono momenti di sbandamento. I fatti
di cronaca di questi giorni ci amareggiano e danno la prova che oramai molti genitori hanno
perduto il controllo sui figli. È una generazione di giovani confusi, vengono colpiti nei sensi
ogni giorno da milioni di messaggi che arrivano da tutti i mezzi di comunicazione, non sono
corazzati con la preghiera e in molti casi nessun familiare prega per loro.


I giovani diventano corrotti principalmente per la mentalità che
assorbono nelle scuole e per mezzo del web, ma una responsabilità
notevole arriva dalla mancanza di buoni esempi da parte dei genitori,
per non avere visto i genitori pregare e non aver imparato a pregare.


Giovani buoni che perdono tutta la purezza prematuramente e non si curano assolutamente
dell’anima. Di male in peggio perché nessuno si cura più di loro, tranne quei genitori che credono
nell’anima immortale.
La disgrazia di Federica di Bracciano, morta intorno alle 3 del mattino sulla spiaggia è la
prova che i giovani vanno avanti a briglia sciolte, senza avere più riferimenti e senza il controllo
dei genitori. Chi dice che i tempi sono cambiati, mente sapendo di mentire, perché i tempi sono
cambiati in peggio e non si possono abbandonare i figli giovani ai loro capricci.
Anche i giovani più buoni per mancanza di esperienze prendono cantonate tremende e non
hanno la capacità di resistere alle tentazioni più perverse. Occorre concedere ciò che è lecito e
proporzionato alla necessità, permettere tutto è il fallimento di un genitore.

Se bisogna dare un po’ di fiducia ai figli, occorre prima formarli moralmente ed educarli
alla preghiera per poi concedere fiducia.

Ma se i figli non hanno avuto buoni esempi e non conoscono la preghiera, sono canne al
vento, e nonostante la loro bontà si espongono a mille peccati al giorno perché le occasioni
sono interminabili
. Molti genitori non controllano più i loro figli, non riescono più a guidarli e
forse non lo hanno mai fatto. Cosa ti puoi aspettare dai giovani, che pur essendo buoni nell’animo,
hanno acquisito dei valori opposti al Vangelo di Gesù e sono agitati se non soddisfano subito i loro
bassi istinti?
E se si lasciano liberi di girare tutta la notte fino al mattino, questi giovani devono essere come
gli Angeli per non fare sesso con il compagno o la compagna di turno, non fumare erba, non usare
droghe e non bere molto alcool.
Sappiamo che molti giovani praticano la magia occulta e partecipano alle messe nere senza
sapere a quali gravi conseguenze vanno incontro. Essi non conoscono molte cose perché nessuno
le ha insegnate, nelle scuole solo un insegnante su mille parla di valori cristiani, per il resto si
favorisce l’ateismo e il libertinaggio.
Dov’è il Regno di Dio per questi giovani e i loro distratti genitori? Si trovano in un regno
ingannevole e senza verità.
È vero che questi tempi mettono disperazione in coloro che non pregano o pregano malissimo,
i non credenti si illudono di trovano il regno della illusoria felicità nelle dissipazioni più carnali,
mentre molti credenti si chiedono dov’è oggi Dio dinanzi lo scempio che sta facendo satana nel
mondo.
Io non dico: “Dove sei Dio dinanzi a queste sciagure”, questa domanda se la pone chi non ha
Fede o segue satana, perché Dio è sempre in mezzo a noi, è in noi se viviamo nella sua Grazia,
ma dove si sceglie volontariamente il peccato e la vita immorale, le conseguenze le pagano i
responsabili. Cosa c’entra Dio? Con quale onestà si possono addebitare a Dio le conseguenze
sventurate delle scelte peccaminose e spesso perverse di moltissimi uomini e donne?
Moltissime sciagure, incidenti mortali, litigi familiari, controversie con gli altri, non
avverrebbero se i cristiani amassero sinceramente Gesù e recitassero ogni mattina la
consacrazione alla Madonna
. Gli altri potrebbero sbagliare ma noi sapremmo come comportarci,
comunque non saremmo mai quelli che danno incendio ai litigi. Ma è vero che molte disgrazie e
sciagure non avverrebbero.
In una città ad un incrocio avvenivano molti incidenti mortali, venne celebrata una Messa
in quel luogo e non ci furono più morti!

Se il Regno di Dio è in noi e preghiamo bene, con il tempo cambiano comportamento anche
quei familiari difficili e scontrosi, la Grazia di Dio toccherà prima o poi i loro cuori e diverranno
più buoni. I giovani avranno una grande protezione dalla Madonna e sentiranno impulsi verso la
preghiera e ad evitare le amicizie pericolose.
Davvero oggi è difficile per molti cristiani accettare ingiustizie sociali e rimanere forti nella
Fede, tutto appare senza speranza e non vedono una buona risoluzione. La Fede quando si abbassa
fa smarrire la bussola della pace e dell’orientamento, la confusione assale e fa vedere tutto diverso.
Non dobbiamo correre il rischio dell’abbassamento della Fede, è importante alimentarla soprattutto
quando tutto sembra contrario.
Il Regno interiore che deve svilupparsi in noi è alimentato dalla Grazia di Dio e dalle nostre
opere, dalla vita onesta ed autentica, dalla preghiera ardente e piena di fiducia. È inevitabile
abbandonare quelle cose che piacciono ma sono peccati!

Questo Regno spirituale e non visibile all’esterno, cresce a dismisura quando noi collaboriamo
al disegno di Dio e facciamo la sua volontà. Non è facile rinnegarsi per obbedire a Dio, la
ripetizione di questi rinnegamenti ci renderà davvero forti e con una volontà d’acciaio. Saremo noi
a comandare l’orientamento dei sensi senza essere più schiavi dei sensi, soprattutto di qualsiasi
pensiero ingannevole.

Padre Giulio Maria Scozzaro